C’è un futuro per il Mezzogiorno?

di Cosmo Francesco Ruppi

Sud_LowRes.jpgÈ senza dubbio un bene che in questi mesi, a fianco della crisi economica e di altri eventi, sia scoppiato il problema del Mezzogiorno, un problema che si trascina dall’Unità d’Italia e non sembra affatto incanalato sulla via della soluzione.
 Non è questa la sede per rammentare i pregressi storici e le figure dei meridionalisti che il Mezzogiorno hanno studiato a fondo, indicandone le soluzioni, ma vogliamo solo dire che questo problema non si risolve con le elemosine, col trasferimento delle risorse, peraltro urgente e necessarie; non si risolve con gli ”annunci”solenni di futuri piani o futuri assetti del Governo, in modo che emerga subito la volontà di risolverlo, ma con una inversione di mentalità e di programmi, che vanno studiati dagli stessi uomini che, nel Mezzogiorno, operano e lavorano.
 Attendersi il trasferimento dei fondi FAS, rimproverare il dirottamento di tali fondi al Nord e abbandonarsi a giudizi più o meno malevoli verso il Governo, non basta, non basta affatto.
 Ci vuole di più. Ci vuole un atto di responsabilità, per riconoscere la debolezza della classe politica meridionale e per creare ”un sistema” di sviluppo, che metta in luce i vantaggi che ne derivano per il territorio nazionale. Ci vuole, a nostro sommesso avviso, una maggiore concertazione di tutte le forze, anche di quelle sociali, culturali e spirituali, per mettere sù un’azione incisiva, massiccia, illuminata, che faccia capire al Governo e alle forze politiche che i mali del Sud sono mali di tutta la nazione, mentre la soluzione di essi non è un regalo fatto al Mezzogiorno, ma un fattore aggregante dell’unità nazionale e soprattutto di promozione economica, civile e sociale.
 Discutere sulla via da prendere, se sia, cioè, di un ”partito del Sud” o quella dei movimenti, che stanno nascendo più o meno in tutte le regioni, serve poco, anzi, per esser chiari, non serve a niente, se non per allungare i tempi e consentire irruzioni malverse, che sanno più di soluzione improvvisata, che di un vero piano organico, di cui il Mezzogiorno ha bisogno.
 Per far questo, non bisogna ricorrere sempre al Governo o alle Regioni, ma bisogna essere più uniti, bisogna mettere insieme le forze e i cervelli,  per partorire un vero piano di sviluppo, che tenga conto delle situazioni storiche e geografiche e che risponda alle vere esigenze del Sud.
 Se le università meridionali non funzionano o funzionano poco, se la sanità va male, se ogni giorno di più cresce la disoccupazione, se si intacca la famiglia, facendone arretrare i valori tradizionali della fedeltà, del risparmio e della solidarietà, non ci si deve meravigliare, se sorge una classe politica inadatta o, quanto meno, non all’altezza della situazione.
 In più, e lo diciamo con grandissimo rammarico, se si consente o si agevola l’esodo dei giovani migliori, diplomati e laureati, verso il Nord e verso l’Estero, non dobbiamo spargerci di lacrime, ma dobbiamo vedere cosa non funziona e quali strade  si debbano intraprendere, per dare alle regioni meridionali un progetto di sviluppo integrale.
 Per far questo, bisogna  mettere insieme le forze; non  bisogna rincorrersi reciprocamente, per essere i primi della classe; bisogna che i partiti facciano un passo indietro e sorga una nuova classe dirigente, un nuovo meridionalismo, che non faccia solo analisi storiche e sociologiche, ma faccia  piani di sviluppo, progetti organici per superare il ”gap” che divide il Sud dal Nord. Tutto questo non avverrà, senza valorizzare i cervelli meridionali e senza intraprendere una riflessione comune, che conduca ad una programmazione concertata da offrire al Parlamento e al Governo.
 Politici, educatori, studiosi, pastori, giornalisti, educatori devono mettersi insieme, al di là delle appartenenze, per avviare un discorso serio, dal quale scaturirà la vera resurrezione del Sud.  Dalla crisi, infatti, si esce solo mettendosi insieme e non sparpagliati…

Da: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_le_analisi_NOTIZIA.php?IDNotizia=314175&IDCategoria=2682

C’è un futuro per il Mezzogiorno?ultima modifica: 2010-03-05T08:46:17+01:00da tonyan1
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