La secessione dal Nord la faccia pure il Sud

di Lino Patruno

italiadivisakj5.jpgLa storia sta così: che a furia di sentirci minacciare da Bossi la secessione, di andarsene per conto suo, di un’Italia da spaccare in due, diciamo che la secessione la vuole il Sud. È il Sud che vuole andarsene per conto suo, è il Sud che vuole staccarsi dal Nord. Non per riesumare un nuovo Regno delle due Sicilie, non per rispolverare Franceschielli e Borbone, ma per dimostrare come, senza il Sud, il Nord non va da nessuna parte. La questione è che il divario ostinato e inossidabile fra le due parti del Paese, quello indifferente a ogni presunto sforzo e a ogni sedicente politica per ridurlo se non eliminarlo, insomma il cosiddetto «dualismo», al di là dell’ipocrisia e della retorica conviene purtroppo, oltre che al Nord, anche al peggiore Sud. Per questo non si è mai riusciti a cancellarlo, per questo il Nord abbaia con la secessione ma non la farà mai. Per questo la può fare il Sud. Che comunque non starebbe peggio, anzi.  Prima di rischiare la camicia di forza per manifesto delirio, è bene spiegare. Il divario significa anzitutto questo: che finché c’è, finché passato il Rubicone si entrerà in un’altra Italia, continueranno ad arrivare al Sud i soliti tanti soldi i quali poi, non meno del solito, andranno soprattutto al Nord. Ciò che è avvenuto per quasi tutta la Cassa per il Mezzogiorno, ciò che avviene ancora, ciò che avverrà ancora. Soldi che il Nord continuerebbe a cumulare con quelli che gli arrivano per conto suo. E che, al tempo della Cassa e dopo, sono stati comunque molti di più di quelli, pur così strombazzati e vituperati, passati al Sud. E vogliamo che Bossi abbai alla sua Padania, minacci di andarsene e se ne vada davvero? Fosse fesso.
  Lasciamo anche stare la verità, lampante come il sole, che il Sud è un mercato cui nessuno rinuncerebbe neanche sotto tortura. Di tanto in tanto, quando la Lega la fa proprio fuori del vaso, qualcuno al Sud se ne ricorda e sbraita di non comprare più prodotti del Nord, ultimo il proposto sciopero del parmigiano reggiano che ha fatto venire un coccolone al ministro dell’agricoltura, il leghista Zaia.
 Ma non è questione di formaggi. Il piatto forte è la spesa dello Stato al Sud. Quella spesa attesa spasmodicamente sia dalle grandi aziende settentrionali senza concorrenza al Sud dove le aziende sono tutte nane, sia dall’apparato politico-burocratico del Sud ancora in grado di farla arrivare, come in un indegno passato, più dove serve ad ottenere voti che dove servirebbe a creare sviluppo. In poche parole la continua riedizione di quel patto scellerato fra i poteri forti economici del Nord e i politici collaborazionisti del Sud.
 Per questo in Italia tutti condannano lo statalismo, tutti si riempiono la bocca di concorrenza e di mercato, e tutti fanno il contrario. A cominciare, sia chiaro, dalla Lega Nord, che pure contro Roma Ladrona ne ha dette di cotte e di crude. E che, siccome è ingorda, quando ha cominciato a vedere che non le bastavano mai, ha imposto il federalismo fiscale, meno Stato e ciascuno si tenga il suo. Senza che però il Nord rinunci allo statalismo delle casse integrazioni, delle provvidenze alle aziende, delle ristrutturazioni pagate anche con i soldi del Sud: soldi che però non entrano mai in nessuna contabilità.
 Ha ben confutato domenica scorsa Giuseppe De Tomaso la tesi del libro «Il sacco del Nord» di Luca Ricolfi, secondo cui ogni anno cinquanta miliardi di euro del Nord sono dirottati al Sud. Tesi scorretta se non si calcola anche quanto di quei presunti 50 miliardi ritorni al Nord come spesa dei consumatori del Sud. E quanto contemporaneamente lo Stato passi al Nord anche grazie alle tasse pagate dal Sud. Senza contare la spesa di aziende di interesse pubblico come Ferrovie, Anas, Autostrade, Enel, che non si sa com’è ma hanno sempre un debole per il Nord. E senza contare i ricchi incentivi per le aziende del Nord che producono al Sud. E le tasse che le aziende del Nord scese al Sud pagano invece al Nord dove hanno la sede legale. Insomma senza contare troppe cose.
 Perciò il paradosso dello statalismo all’italiana è che fa crescere di più chi è già cresciuto, non il contrario. Perché senza divario la partita di giro si interrompe. Ecco perché il divario deve rimanere. Ecco perché i politici meridionali non si battono come dovrebbero, per non perdere la gestione clientelare di quei trenta denari. Ecco perché, se continua così, la secessione la dovrebbe fare il Sud. Che continuerebbe anche a ricevere i fondi europei (sciaguratamente un po’ sprecandoli, e non solo quelli europei). Ma siccome la secessione la devono fare i politici, non la faranno. Complici in questo del Nord. E alle spalle di tanto Sud ignaro e di buona volontà che meriterebbe almeno più rispetto.

da: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_le_analisi_NOTIZIA.php?IDNotizia=307578&IDCategoria=2682

COMMENTI:

Giovanni Palmulli, Foggia | 07-02-2010 | 18:08
Egregio dott. Patruno, grazie, grazie davvero di cuore. Finalmente si comincia a dire pane al pane e vino al vino. Basta nasconderci dietro le parole buoniste e “patriottiche”. Parliamo, lavoriamo e gridiamo per la nostra terra, per il Sud, per le Due Sicilie. Basta con questa chiavitù che sta sfilacciando tutta la nostra società con i giovani all’estero (e per estero intendo anche le terre sopra il Tronto ed il Garigliano!) e i vecchi soli soletti al loro paesello o tardivi emigranti per stare con i figli. Basta! Vogliamo l’indipendenza o quanto meno un federalismo anche politico e non solo fiscale e soprattutto autentico.
Lei ha tutta la mia stima e quella di tutti i duosiciliani amanti della propria terra.
Giovanni Palmulli – Foggia
 
Gianfranco Lillo | 07-02-2010 | 14:20
Come non essere d’accordo col Dr Patruno?
La secessione del Sud è l’unica via di uscita per tornare ad essere padroni in casa nostra e attivare tutte quelle disposizioni legislative che salvaguardino gli interessi del Sud e che non siano solo funzionali al Nord. il vero problema è che l’indipendenza del Sud non piace nemmeno a quelli che si sono riuniti a Napoli il 16 Gennaio scorso, i quali hanno detto: “…il parlamento del Sud è solo una iniziativa culturale che opererà in pieno rispetto delle leggi italiane, dando, di volta in volta, suggerimenti, alle istituzioni, sulle varie emergenze del Sud.” …Per un Sud libero, ci risentiamo fra due secoli.
Complimenti al Dr Patruno per la franchezza e l’onestà delle sue parlore. Grazie da un pugliese che da 20 anni dice le stesse cose e che, puntualmente, viene additato come terrorista.
 
francesco, bari | 06-02-2010 | 17:07
Sono d’accordo sulla divisione. Così magari cominciamo a proteggere un pò meglio quel che è nostro.
Francesco
 
Alfo, Sud | 06-02-2010 | 16:50
Elviro ma che ripeti a pappardella le cose che dicono i leghisti? Questa è colonizzazione mentale! Vedi che con il federalismo fiscale le tasse che paghi a sud se le intascano le regioni del nord. Vogliono il federalismo ma solo fiscale eh?
 
elviro, bari | 06-02-2010 | 14:23
ma che dici, la Lega esiste xchè ha la capacità di intercettare i bisogni dei cittadini, basta a piangerci addosso con articoli del passato, cassa del mezzogiorno, aziende del nord ecc., la realtà è che il federalismo deve essere attuato quanto prima xchè non è possibile + accettare il divario nord sud sulla spesa corrente x i servizi, in sud x camminare con le proprie gambe deve iniziare a pensare con la propria testa dimenticando gli sperperi del passato
 
davide, sorrento | 06-02-2010 | 13:01
condivido l’articolo.
Nel mio piccolo mando mail ai deputati e senatori eletti nel mio territorio chiedendo piu tutela del territorio stesso. Se tutti, e siamo tanti, chiediamo ai nostri politici di tutelare di più il sud potrebbe cambiare qualcosa.
Ultimamente ho scritto al On Paolo Russo presidente della commissione agricoltura che, secondo notizie di stampa, ricevuta una lettera anonima riguardante il problema della mozzarella di bufala campana, ha dato tutto nelle mani del minis. Zaia il quale non ha perso l’occasione per dirlo a tutti i media senza alcuna verifica gettando discredito su tutta la produzione. Vista la solerzia nel caso su citato ho chiesto di conoscere i provvedimenti con i quali il Ministro Zaia ha fatto acquistare dallo Stato 200.000 forme di parmigiano (oltre 7milioni e mezzo di chili) come cibo per “INDIGENTI” al momento attendo risposta.Consiglio a tutti di chiedere che fine ha fatto tutto questo cibo per “INDIGENTI”
 
carmine, Casarano | 06-02-2010 | 12:59
Mica il nord vuole la secessione!
Il nord vuole solo i nostri soldi, come?
Semplicemente attraverso i nostri acquisti di tutti i giorni, noi siamo semplicemente un bacino di utenza!
Fatevi un pò il conto di 100,00 € di spesa settimanale quanti se ne vanno nelle casse del Nord!
Ciao
 
Saverio, Andria | 06-02-2010 | 11:57
Lavorando in varie zone del nord ho conosciuti molti meridionali che occupavano posizioni di alta responsabilità e competenza professionale, perciò ammirati dai locali.
Purtroppo il meridione non si libera delle bisaccia della mala politica e degli intrecci affaristici che danno forza ad una economia ricattata e condizionata. Abbiamo bellezze naturali che possono dare articolazioni allo sviluppo economico. Viva il meridione.
 
luigi azzarone, san severo | 06-02-2010 | 11:25
Egregio Dottor ,tralasciando le guerre puniche ed il risorgimento e con essi l’analisi fondata sui se, analizzando un periodo più recente, constato con rammarico, come al solito, che le colpe di una situazione di scarso sviluppo socio economico, che erano dei colonizzatori piemontesi, sono passate ai leghisti. Per confutare la sua analisi le faccio notare che, una regiome come il Friuli, terra come la Puglia di grande emigrazione fino agli anni 80, è diventata il famoso Nord Est,locomotiva dell’economia nazionale, da noi e nel resto del sud siamo ancora alla ricerca della formula giusta per tentare di fare altrettanto.
A parità di sovvenzioni statali loro sono diventati un popolo di produttori ed il sud continua ad essere un popolo di consumatori.Il sud continua ad essere male amministrato, basta considerare la sanità colma di inefficenze e malaffare.
Per quando riguarda la politica noto
che i nostri ,tralasciando scandali e tangenti, ci costano il triplo di quelli del Friuli.
 
SALVATORE, ITALIA | 06-02-2010 | 11:18
Da Pugliese emigrato in territorio leghista, avendo discreta cognizione di causa delle considerazione dei leghisti verso i meridionali, sono contento per il solo fatto che si pensi una Seccessione del Sud. Un po tardiva. Ma sono contento! Se non altro dimostra che il Sud è VIVO. Che la gente del Sud non vuole più essere preda elettorale tramite l’esca dell’assistenzialimo. I leghisti, cosiddetti nordici, nonostante hanno sfruttato per anni gli immigrati, le maestranze meridionali, le competenze professionali; nonostante molti meridionali oggi sono affermati validi artigiani, imprenditori ed altro, ancora oggi troppi di loro (leghisti), forti del silenzio del Sud riescono ad essere presentuosi, arroganti e sgradevoli quando il tema è “IL SUD E I MERIDIONALI”.Il mio cuore è per l’Italia, tutta, ma alla luce dei fatti, non guasterebbe la secessione del Sud. Una riflessione: Gheddafi offriva l’acquedoto alle Tremiti, Berlusconi e compari,le centrali nucleari nelle terre del sole!

PIENAMENTE D’CCORDO CON IL DOTT. PATRUNO E VISTO I COMMENTI CHE SEGUONO, CREDO PROPRIO CHE NOI NAPOLITANI CI SIAMO ROTTI ABBASTANZA. PENSO CHE QUESTI FESTEGGIAMENTI DEI 150 ANNI DI UNITA’ D’ITALIA SARANNO SOLO UNA DIMOSTRAZIONE DI ORGOGLIO PRIMA DEL CROLLO.

W LA NAPOLITANIA!

ANTONIO IANNACCONE

La secessione dal Nord la faccia pure il Sudultima modifica: 2010-02-07T20:42:56+01:00da tonyan1
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