(ECCO COSA PUO’ FARE UNA REGIONE AUTONOMA)
Nella regione più produttiva della Spagna hanno avuto un’idea: per ridurre il debito pubblico si potrebbero aumentare le aliquote per i contribuenti più facoltosi, e promuovere lo sviluppo delle infrastrutture. Le altre regioni spagnole pensano di seguire l’esempio: l’Italia no.
Tagli alla spesa e misure di incentivo alla crescita. Questa la ricetta per uscire dalla crisi che minaccia la Spagna, nelle intenzioni del governo spagnolo, guidato da Jose Zapatero, che ha recentemente varato una manovra finanziaria composta principalmente di riduzioni di spesa: giù del 5% gli stipendi del pubblico impiego, e blocco delle pensioni. Ma accanto a queste misure di contenimento della spesa, le regioni autonome da cui è composta la Spagna si attrezzano per recuperare nuove entrate: e alzano l’imposizione fiscale.
SU LE TASSE – E’ la misura varata dal governo della Catalogna, una delle prime quattro regioni in Europa per ricchezza prodotta, insieme alla Lombardia in Italia, il Baden-Wurtemmberg in Germania e la regione del Rodano-Alpi nella Francia del sud, che mira in questo modo a fare cassa per finanziare lo sviluppo. In un paese a struttura fortemente autonomista, infatti, la metà dell’imposizione fiscale rimane alla regione autonoma, mentre la seconda metà delle entrate vengono girate allo Stato: e il governo catalano, a guida socialista e appoggiato dagli alleati della sinistra, ha deciso di accollare ai contribuenti più ricchi il peso dell’uscita dalla crisi. Ce lo riporta il quotidiano cattolico francese La Croix: la misura colpirà “approssimativamente 20000 contibuenti, intorno allo 0,5% del totale” dei soggetti all’imposta. L’esecutivo regionale ha così intenzione di creare altri due scaglioni d’imposta, con gli importi oltre i 120.000 € all’anno che sopporteranno un incremento del 2% (dal 21,5% al 23,5%), e quelli oltre i 175.000€ all’anno, che vedranno le imposte salire di ben quattro punti percentuali, dal 21,5% al 25,5%. Secondo l’articolo, altre regioni spagnole, prima fra tutte quella delle confinanti Baleari, sarebbero tentate di seguire l’esempio del governo di Barcellona. Critici comunque gli analisti finanziari: “si calcola”, aggiunge Francesco Terron, professore all’ IE Business School di Madrid, “che questo aumento dei tassi di imposizione per gli importi più elevati fornirà fra i 75 e i 100 milioni di euro. Sinceramente, sarà un po’ poco”.
AVANTI CON GLI INVESTIMENTI – E questa non è l’unica misura coraggiosa che i governanti spagnoli stanno elaborando per uscire dalla crisi. La presidentessa della Regione Autonoma di Madrid, Esperanza Aguirre, esponente del Partito Popolare, e dunque all’opposizione del governo, sta cercando di realizzare il più grande centro logistico d’Europa. Sarà il Parque de Actividades Económicas di Arganda del Rey, e nelle intenzioni dovrebbe diventare un hub commerciale in grado di ospitare “120 imprese e creare 16.000 posti di lavoro”, realizzato grazie a una partnership pubblico-privata e pronto entro il 2013. Nelle intenzioni, il piano della Governatrice Madrilena è solo agli inizi: la Aguirre avrebbe in mente “la creazione di una corona di sette piattaforme logistiche attorno alla capitale spagnola. La Comunità autonoma madrilena, come ha ricordato Aguirre, produce il 19% del Pil nazionale, genera il 23,6% delle importazioni e il 12,2% delle esportazioni e attrae il 65% degli investimenti stranieri in Spagna.”
TAGLI O SPESA? – Misure platealmente in controtendenza, dunque, rispetto alla Finanziaria varata dal Governo italiano e attualmente in discussione in Parlamento, con il presidente del Consiglio che non fa che ripetere che il suo primo obiettivo è quello di non mettere le mani in tasca ai contribuenti –“E’ assolutamente falso che sia alle viste un aumento delle imposte”, sottolinea, infatti. Ma, come ricordavamo tempo fa su queste pagine, “le mani nelle tasche non sono soltanto quelle del prelievo tributario, ma anche i tagli alla sanità, alla scuola, agli asili nido, all’assistenza agli anziani”: dunque, fra una finanziaria di tagli alla spesa sociale, e una finanziaria di maggior imposizione sui contribuenti più ricchi, quale punta maggiormente all’equità, quale crea maggiore giustizia sociale e, dunque, migliori prospettive di crescita grazie al rilancio degli investimenti? In Catalogna, pare, una risposta ce l’hanno.
da: http://www.giornalettismo.com/archives/65832/catalogna-aumenta-tasse-ricchi/