Scuola, parla il maestro D’Orta: dalla lega

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NAPOLI (28 luglio) – Non ha dubbi Marcello D’Orta, il maestro napoletano autore del libro «Io speriamo che me la cavo», oltre un milione di volumi venduti: l’ultima uscita della Lega in Commissione Cultura, inserire nella riforma della scuola un test per gli insegnanti dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare «è una boutade, ma anche l’ennesima offesa a tutti i meridionali».

«Bossi – spiega il maestro – si muove in una specie di nostalgia autarchica. Il fine ultimo è chiaro: lui vuole che a Milano insegnino i milanesi, a Torino i torinesi e a Verona i veronesi. Sa che molti degli insegnanti del Nord arrivano dal Sud e vorrebbe che rimanessero al Sud mal digerendo che un ragazzo di Padova possa essere ammaestrato da un insegnante siciliano. È una teoria senza capo nè coda».

Si dice indignato D’Orta: «È clamoroso pensare che un siciliano debba saper parlare il bergamasco. Ma queste uscite Bossi le fa per far parlare, sa che non troverà sponda neanche tra i suoi alleati, forse neanche in tutta la Lega. Ma restano le offese che lui fa al Sud cercando di buttare fuori gli insegnanti meridionali: mi sembra, peraltro, che il figlio abbia avuto un insegnante del Sud e che sia stato anche bocciato».

Di qui il paradosso: «Estendendo il ragionamento bossiano – spiega D’Orta – si potrebbe stabilire che gli scrittori del Sud debbano scrivere solo per le case editrici del Sud. Ma io, De Crescenzo e Saviano, tre che abbiamo venduto oltre un milione di copie con i propri libri, abbiamo fatto la fortuna di case editrici del Nord. E non ricordo scrittori settentrionali capaci di vendere tanto. Ecco perchè di questo passo a essere penalizzato sarebbe proprio il Nord. Ma se di provocazione si tratta – prosegue il maestro – ne lancio una pure io. Se c’è una lingua che gli insegnanti, del Nord e del Sud, dovrebbero imparare è il napoletano. Tutti ne conoscono le canzoni. È la lingua del teatro di Eduardo e dei film di Totò e Peppino. È molto più accreditata nel mondo come lingua rispetto al bergamasco o al dialetto veronese».

«Bossi – ammonisce lo scrittore partenopeo – impari la storia: quando nella Magna Grecia si innalzavano i templi di Agrigento e Paestum in Padania si stava sulle palafitte e quando da noi già si poetava in Padania si parlava col linguaggio dei sordomuti».

da: http://www.ilmattino.it/

Scuola, parla il maestro D’Orta: dalla legaultima modifica: 2009-07-29T23:59:00+02:00da tonyan1
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