LE ORECCHIE DA (R)ITROVARE !…

LE ORECCHIE DA (R)ITROVARE !…

“Se c’è stata l’Unita d’Italia lo dobbiamo anche alla Camorra e alla Mafia. Dobbiamo “ringraziare” le due organizzazioni criminali che almeno secondo quanto rilevato dallo storico Gilberto Oneto su “Libero”, ma anche numerosi altri studiosi, hanno sostenuto attivamente le imprese di Garibaldi consentendogli la conquista di città del sud come Napoli””.

Questo punto “elevato” della storiografia italiana è stato toccato,nel corso del programma Klaus Condicio, da Francesco Enrico Speroni della Lega Nord.

Alla domanda di Klaus Davi, il quale cercava di portare in trasparenza il concetto chiedendo “se la mafia non avesse voluto l’Unita’ d’Italia non ci sarebbe stata?” lo Speroni, infatti, rispondeva sicuro, preciso, determinato, e convinto: “Si. I fatti storici non smentiti sono chiari. La Camorra ha dato un contributo determinante al successo di Garibaldi, ne è prova il suo ingresso a Napoli su una carrozza piena di camorristi, “aiutato” il 7 settembre 1860 dai mafiosi, fra i quali Salvatore De Crescenzo, capo riconosciuto della Camorra che fu “graziato’“per aver sostenuto Garibaldi. Senza questo patto con la mafia l’Unità d’Italia non ci sarebbe stata”.

Per Speroni, sarebbe necessario riscrivere i libri di storia e inserire la sua tesi “fondativa” nei testi: “I libri di storia li scrivono i vincitori, quindi quelli che sono a favore dell’Unità d’Italia. Solo adesso attraverso la Lega si scoprono certe cose che la storiografia ufficiale o non ha voluto o non ha potuto registrare anche per il disinteresse dell’editoria per queste verità. Va riscritto un capitolo e inserito nei libri scolastici: il ruolo della mafia e della camorra nel processo di unificazione del nostro paese”.

Ma che genio Speroni ! Che storiografia sulla mafia e l’origine del nostro Paese !?! … Chissà che invidia avrebbe sperimentato Gianfranco Miglio, l’”ideologo” della prima Lega, se fosse ancora vivo.

Perché non innalzare anche delle statue a famosi mafiosi e camorristi rinascimentali, magari con coppola e lupara, mentre pasteggiano allegramente tra strette di mano e pacche sulle spalle con Giuseppe Garibaldi !…

La storia la scrive il vincitore e questo è incontrovertibile. Ma l’uso politico della storia come ne fa Speroni e la Lega (che affonda la sua pseudotradizione sino a Federico Barbarossa) non è mica solo stupido; ma, anche, inutile e, per di più, controproducente.

La storia può servire, nel caso meno importante, come puro e semplice sfoggio di erudizione, oppure, nel caso più pregnante, a capire il presente. Quello che se ne fa, nel presente, della storia che fu, ha che fare esattamente tanto quanto quella scritta dal vincitore, con il tentativo di manipolare il presente ad uso e consumo dello scontro politico attuale, dei nostri giorni. E’ cioè del tutto strumentale all’eventuale futuro vincitore. Gli serve per vincere, deligittimando, creando nemici vecchi o nuovi, rinfocolando vecchi rancori, vantando presunte superiorità morali o storiche.

E’ quello che la Lega Nord fa da oltre vent’anni ed è quello che fanno gli indipendentisti di ogni rango e grado. Anche al Sud (città di Pignataro Maggiore inclusa) vi sono i nostalgici dei Borboni e del Regno delle due Sicilie, pronti a conclamare, con documenti alla mano, lo splendore del Regno delle due Sicilie divorato dalle belve fameliche dei Piemontesi imperialisti.

Penso, forse non a torto, che la verità è che la storia sia un tessuto complesso, come complesso è il tessuto sociale che si muove e si dipana nella storia. Nella storia i soggetti sono sempre molteplici e plurali; e, sempre, ci sono momenti nei quali quelli che sono stati i perdenti finali sembravano essere i vincenti momentanei, temporanei. Solo con lo sguardo dei posteri gli eventi che si agitano nel ventre della storia possono trovare momentaneo assestamento nei risultati che hanno prodotto nell’oggi. E ancora, poi, questi risultati saranno posti e riposti in discussione mille e mille altre volte ancora, come si confà al dibattito storiografico.

Le parole di Speroni non attengono al dibattito storiografico, ma sono precisamente un intervento pubblico strumentale e politico.

Detto questo, pensare che l’impresa di Garibaldi, con il suo esiguo esercito, si potesse realizzare senza l’appoggio di coloro che detenevano il controllo del territorio, sarebbe quantomeno ingenuo. Probabilmente questi erano giunti al punto per cui “Se tutto deve rimanere com’è, è necessario che tutto cambi” ( Giuseppe Tomasi di Lampedusa) e vedevano nell’impresa garibaldina un’opportunità.

Negare questi semplici principi delle vicende umane sarebbe altrettanto ingenuo. Sarebbe come dire che gli americani (notare, il più potente esercito del mondo) potrebbero fare a meno delle alleanze (anche con parte dei cosiddetti “Talebani moderati”) sul territorio afghano. Ciò ha, evidentemente, delle conseguenze (nel caso afghano, per esempio, si ha la manifestazione di una crescita smodata della corruzione governativa).

Inoltre, la ricostruzione secondo la quale la mafia avrebbe aiutato Garibaldi manca, a mio modo di vedere, di una definizione storiografica del fenomeno mafioso al tempo della costituzione del Regno d’Italia. Molti storici, infatti, relegano la nascita del fenomeno al periodo post-unità, con lo sviluppo del cosiddetto “brigantaggio”, cioè con la formazione di gruppi apertamente in lotta con il nascente Stato unitario e centralizzato. Questi gruppi, probabilmente, erano i perdenti di allora, cioè gli esclusi dal “compromesso” col Piemonte, coloro che dall’Unità d’Italia avevano solo da perdere.

La domanda fondamentale, quindi, è: di che mafia stiamo parlando quando parliamo del 1860? E ancora, conseguentemente, è corretto parlare di organizzazioni mafiose così come le intendiamo oggi e così come si lascia intendere dalle parole di Speroni? Detta così, infatti, parlare della trattativa tra lo Stato e la Mafia degli anni ’80 e ’90 del Novecento e parlare di trattativa tra Garibaldi e la Mafia degli anni ’60 dell’Ottocento, sembrerebbe la stessa cosa.


Franco Simeone

da: http://www.comunedipignataro.it/modules.php?name=News&file=article&sid=14407

LE ORECCHIE DA (R)ITROVARE !…ultima modifica: 2011-02-22T09:30:00+01:00da tonyan1
Reposta per primo quest’articolo