Un secolo e mezzo di umiliazioni
Di geronimo
Pensandoci bene con questo esodo “verso terre assaje luntane” inizia a perseguitarci un verbo che è entrato prepotentemente nel nostro DNA. Fujtevenne. Fummo costretti a fujre dai barbari piemontesi che ci spogliarono di tutto e come dei lazzari cenciosi in tanti sbarcarono in America. Non dovevamo avere un bel aspetto, poveri, vestiti con degli stracci e affamati. La gente del posto, infatti, considerarono gli emigranti meridionali, l’anello mancante tra la razza nera e la razza bianca. Ma rispetto ai neri eravamo svantaggiati perché non conoscevamo la lingua. Ancora umiliazioni. Anche questo abbiamo dovuto sopportare grazie ai piemontesi. Tanti tornarono e tanti continuarono a morire soprattutto i figli di questi. Furono spediti a morire sul fronte di Caporetto, una guerra a noi sconosciuta e spesso fucilati perché ritenuti stranieri poiché, secondo gli ufficiali del Nord, parlavamo un linguaggio a loro incomprensibile perciò ritenuti spie straniere. Ancora una beffa.
C’è stata poi la grande guerra, i danni maggiori ovviamente li subisce il Sud. Ma dove è più importante partire con la ricostruzione? Inutile dirlo, è anche inutile dire con quali braccia.
Dopo la guerra ancora desolazione, fame e miseria. I bombardamenti avevano distrutto tutto. Si continua a fujre o emigrare che dir si voglia. Si va a cercare lavoro al Nord, dove non si affittano case ai meridionali e dove nei locali pubblici è vietato l’ingresso agli animali e ai meridionali. Ancora umiliazioni. Avete notato che la Francia per la ricostruzione ha avuto bisogno dei Tunisini, Algerini ecc. La Germania, per ricostruire ha avuto bisogno dei turchi ma anche degli italiani. Noi no, niente stranieri, il Nord Italia aveva a disposizione la carne umana del Sud Italia. Oggi Bossi fiero di questa gente meridionale, ringrazia, si, ma con il gesto dell’ombrello.
Pensavamo che avessimo già dato tutto, che fosse finita. Invece no. Il laborioso Nord, con tutte quelle fabbriche, scopre di avere dei rifiuti pericolosi da smaltire, spesso tossici. Dove smaltirli? Facile la risposta, nel Sud. Ma come farli arrivare? La risposta è ancora più semplice, basta prendere accordi con il Don Liborio di turno, la storia insegna!! Se prima avevano distrutto il territorio, ora si cerca di avvelenarlo. Ancora umiliazioni.
E ancora oggi, proprio come allora, non abbiamo lavoro, abbiamo il tasso di disoccupazione più alto d’Italia e esattamente come ai tempi dei piemontesi si cerca di fujre per cercare fortuna altrove. Il nostro inno, rigorosamente provvisorio, dice che siamo fratelli, ma chi si sente fratello in questa nazione truffaldina?
Mi scopro meridionalista e sono fiero di esserlo, grazie anche agli amici con i quali collaboro sul Blog “Fronte Meridionalista”, lotto come un brigante nel tentativo di far conoscere la nostra storia, sporcata e mistificata da ignobili scrittori e nascosta dallo Stato. Non è molto, ma è quello che posso fare.
Sabatino M.
Un secolo e mezzo di umiliazioniultima modifica: 2010-11-27T09:06:07+01:00da
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