La favola della Pizza e del Limoncello

Capitan Cook e il viaggio gastronomico

La favola della Pizza e del Limoncello

By Cleonice Parisi

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Ciurma si salpa, il vento è a favore, prima che la luna avrà vestito di luce la notte, avremo cam­bi­ato già molte rotte!

La nave di Cap­i­tan Cook era in mare, le vele gon­fi­ate dal vento, e il cap­i­tano a prua con il suo can­noc­chiale che per­lus­trava l’orizzonte. Era assorto nel ammi­rare lo scin­til­lio delle acque al riflet­tersi della luna, quando la voce di Mozzi­cone lo interruppe:

Cap­i­tano Cook dove ci avven­tur­eremo stavolta?

Mozzi­cone, era così sopran­nom­i­nato un pic­colo mozzo che Cap­i­tan Cook aveva rac­colto durante una delle sue numerose avventure.

Ragazzo il viag­gio e lungo, e richiede molto cor­ag­gio, sti­amo rag­giun­gendo le coste di un posto assai selvaggio.

Davvero?

Esclamò il ragazzo senza smet­tere di ramaz­zare il ponte.

Ganzo, non vedo l’ora!

La nave di Cap­i­tan Cook solcò i mari per trenta lune, quando final­mente si avvistò la terra.

Terra, Terra, Terra!

La vedetta incom­in­ciò a urlare dalla sua postazione, il ponte si animò imme­di­ata­mente, la neb­bia era fitta e non tutti poterono scorg­ere terra.

Cap­i­tan Cook urlò con grande entusiasmo.

Avanti tutta!!!

Un’altra luna vestì di luce la notte, il Cap­i­tano ammi­rava il cielo stel­lato, la nave era ferma in prossim­ità di alcuni scogli, avreb­bero ripreso a nav­i­gare al mat­tino, quando improvvisa­mente un canto soave più dolce del miele,  sub­dolo come una nenia, addor­mentò l’intera ciurma, ma Cap­i­tan Cook a quel canto si oppose con tutte le sue forze, si affac­ciò dalla nave e vide dis­tesa su uno scoglio una bel­lis­sima crea­tura dai lunghi capelli corvini, che guardan­dolo con occhi dol­cis­simi sem­brò invitarlo.

Cap­i­tan Cook ammainò la sua scialuppa ed in pochi istanti le fu vicino:

Come ti chi­ami incan­tev­ole creatura?

Mi chi­amo Parthenope, sono una sirena, la costa che vedi mi appar­tiene.

Rispose la sirena.

Dimmi se in tale luogo son celati tesori?

Disse il Capitano:

Più di un tesoro tro­verai se vi andrai. In un tempo lon­tano sve­lai  l’Incan­tes­imo della Farina, cedendo agli abi­tanti del luogo un divin fer­mento che sa ren­dere prezioso questo sem­plice elemento.

Disse allun­gando il  brac­cio e facendo vibrare le dita, la neb­bia si dis­solse in un istante e la luce del sole prese a fil­trare tim­i­da­mente attra­verso le nuv­ole grigie, mostrando a Cap­i­tan Cook, un pae­sag­gio tal­mente incan­tev­ole da sem­brare irreale.

Dolce e incan­tev­ole crea­tura, la mia natura mi chiama all’avventura  sono libero dal tuo incan­tes­imo, ma non dall’incantato di questo luogo che vuole il mio approdo.

Una natura lus­sureg­giante, pro­fumi invi­tanti, musica e canti, sem­bra­vano invi­tarlo a un ballo, e con la sua pic­cola scialuppa Cap­i­tan Cook  rag­giunse rap­i­da­mente  la costa.

Gli abi­tanti del luogo erano davvero molto cor­diali,  lo accolsero con un tal calore da riscal­dar­gli nel pro­fondo il cuore, in pochi istanti acce­sero un forno a legna, e pre­sero a sfornar un gus­toso com­posto, fatto di acqua, olio , farina e fer­mento divino, col pomo d’oro ci fecero poi un decoro. Cap­i­tan Cook nel sag­giar tale lec­cor­nia, di lec­ca­rsi le dita non ebbe ver­gogna. E gli abi­tanti del luogo l’intera scialuppa gli riem­pirono da prua a poppa.

Cap­i­tan Cook tornò alla nave, e quando la sua ciurma si riebbe dall’incantesimo del canto della sirena Parthenope, furono cat­turati da un altro incan­tes­imo ancora più potente, il pro­fumo che emana­vano quelle fra­granti pietanze, ma nulla chiesero, pre­sero e gra­zie a Dio resero, tale era la bontà di quelle gus­tose novità.

Cap­i­tan Cook era felice tornò in cam­busa e scrisse sul  diario di bordo:

pizza

Esiste un luogo d’incanto dove una sirena corv­ina, svelò l’Incantesimo della Farina, nel mesco­lar acqua e farina a una sostanza div­ina, aggiunse poi dell’ulivo il succo, col pomo d’oro vi fece un grazioso decoro, e prima di pas­sar il tutto al forno, con il  basil­ico lo rese adorno, è questo il trucco per gustare un piatto che sa ren­der davvero un uomo ricco. A tal preziosa lec­cor­nia che il palato vizia io darò il nome di Pizza.

La nave riprese il mare, e la luna vestì di luce tre notti, quanto la vedetta di nuovo urlò:

Terra, Terra, Terra!

Il ponte si riempì di volti intrisi di sper­anza, ma era notte e la neb­bia avvol­geva ogni cosa, un canto dolce più del miele, addor­mentò di nuovo l’intera ciurma, ma Cap­i­tan Cook sem­brava essere diven­tato immune al canto melo­dioso delle sirene, si affac­ciò di nuovo dalla sua nave e vide la più bella crea­tura che occhio umano avesse mai sfio­rato, dis­tesa su di uno scoglio, avvolta da lunghissimi e mor­bidi capelli dal color dell’oro.

Cap­i­tan Cook ammainò la sua scialuppa, e con quat­tro ener­giche remate la raggiunse:

Qual è il tuo nome, mer­av­igliosa creatura?

Il mio nome è Siren­tum e sono una sirena, la costa che vedi mi appartiene.

Gli occhi di Cap­i­tan Cook le si erano com­ple­ta­mente incol­lati addosso.

Per la tua beltà il cor mi freme, e sento pul­sar forti le vene, ma del mio cer­car tesori assai più mi preme, dimmi mer­av­igliosa crea­tura, ci sono tesori in quella terra?

Più di un tesoro tro­verai se vi andrai. Lo spir­ito del “Re” Limone coman­derà il tuo tim­one, se da un cal­ice di cristallo, stille di stelle ti coin­vol­ger­anno in un ballo.

La lumi­nosa Siren­tum allungò il brac­cio nel mostrar la sua terra, e la neb­bia che sino a quel momento l’aveva avvolta, in un istante si fu dissolta.

Cap­i­tan Cook ne restò abbagliato, risalì imme­di­ata­mente sulla sua scialuppa e rag­giunse la costa.

Donne dalla bellezza inau­dita, adorne di fiori  gli mostrarono cuori pregni, e Cap­i­tan Cook  come stordito da tale beltà, per un istante si sentì senza età. Quei fiori e quei col­ori erano loro i veri tesori, in calici di cristallo brindarono tra canti e ballo, con un liq­uido che del sole aveva den­tro il cuore, e fu in quell’istante che Cap­i­tan Cook capì, cosa vol­eva inten­dere Sirentum.

“Lo spir­ito del “Re” Limone coman­derà il tuo tim­one, se da un cal­ice di cristallo, stille di stelle ti coin­vol­ger­anno in un  ballo.”

Quel liq­uido dolce e aro­matico era lo spir­ito del “RE” Limone, che davvero cat­turò di Cap­i­tan Cook il tim­one. Ballò, cantò e amò, e quando da quell’ incanto si riprese, fu accom­pa­g­nato alla sua scialuppa che venne riem­pita  dagli abi­tanti del luogo, da mille ampolle con­te­nenti quel elisir.

Cap­i­tan Cook tornò al suo vas­cello e quando la sua ciurma si sveg­liò dall’incanto, dello spir­ito del “RE” Limone, conob­bero subito il canto.

Il Cap­i­tano tornò in cam­busa con una scusa, vol­eva riportare con atten­zione la ricetta sul diario di bordo:

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La buc­cia gialla e rugosa del limone è l’ingrediente essen­ziale per far di questa essenza una for­tu­nata pro­duzione, ma che il limone sia di Sor­rento la terra della sirena Siren­tum, questo è un essen­ziale coman­da­mento, zuc­chero, acqua e spir­ito “di-vino”, ti faran poi dan­zare sino al mat­tino. Questo elisir che il cor fa sus­sultare io Limon­cello lo voglio chiamare.

Il viag­gio per Cap­i­tan Cook poteva riten­ersi con­cluso, sazio e sor­ri­dente tornò alla sua terra por­tando,  pizza e  limon­cello che resero il suo rien­tro più  bello.

Pubblicata per gentile concessione di Cleonice Parisi dal proprio sito Favolista Spirituale http://www.cleopa.it/2009/07/17/capitan-cook-e-il-viaggio-gastronomico-la-favola-della-pizza-e-del-limoncello/

La favola della Pizza e del Limoncelloultima modifica: 2010-05-11T21:39:10+02:00da tonyan1
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