DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA IN ITALIA

Postato da Giovanni Di Silvestre

Anche questa campagna elettorale si è finalmente conclusa, indipendentemente da chi ha vinto poco mi importa perché è stata una delle più brutte campagne elettorali che mi è capitato di seguire negli ultimi 18 anni. In questo momento non posso che essere d’accordo con la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia che rappresenta l’Italia che lavora e che produce quando la scorsa settimana dichiarò che la campagna elettorale si era basata sul nulla.

Quando l’otto settembre di tre anni fa Beppe Grillo, Massimo Fini e Marco Travaglio denunciarono le mancanze del nostro attuale sistema democratico vennero tacciati sia da destra che da sinistra di disfattismo e di fare antipolitica. Eppure mi chiedo, cosa c’è di male nel desiderare che nel nostro Parlamento non vi siano più politici inquisiti o condannati? Cosa c’è di sbagliato nel chiedere che non si possa essere eletti per più di due mandati? Cosa c’è di così fascista o eversivo o antipolitico nel chiedere una riforma elettorale che mi permetta di eleggere il candidato che voglio mandare in Parlamento?

Parliamoci chiaro, attualmente in Italia il nostro sistema elettorale è indecente e truffaldino ed è rappresentato dalla democrazia rappresentativa. Massimo Fini durante il VDay di tre anni fa disse in maniera molto brutale ma efficace che questo era un sistema per metterlo in quel posto agli italiani attraverso il falso consenso.

Per capire cosa è la democrazia rappresentativa non c’è bisogno scomodare Norberto Bobbio che aveva cercato di analizzare questo sistema senza venirne a capo.

In realtà nella democrazia vi sono due elementi essenziali:

·    il voto è uguale

·    Il voto è libero

Con l’attuale sistema politico in Italia il voto non è uguale e il consenso è taroccato per il semplice fatto che come affermavano gli esponenti della scuola elitista come Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Roberto Michels che una minoranza di cento persone che agisce di concerto e d’accordo prevarranno su mille che agiscano liberamente. Gli esempi non mancano: le dittature in Sudamerica di Pinochet e Videla, Putin in Russia e in Italia Berlusconi e la Lega Nord. In Sudamerica e in Russia abbiamo un consenso che non è libero visto che i dittatori di quei paesi poggiano il loro consenso sull’esercito. In Italia con la discesa in campo di Berlusconi il consenso è condizionato dai mass media che sono comunque in mano a Berlusconi.

Questo ha fatto si che la democrazia in Italia sia un’oligarchia che nega ogni diritto al cittadino libero che non vuole far parte delle categorie imposte da questa oligarchia. Con questo sistema non si possono valorizzare i meriti, le capacità e le potenzialità dell’individuo che in una democrazia ideale potrebbe emergere mentre nella democrazia italiana viene schiacciato e umiliato.

Dai tempi del ciclone di Tangentopoli non è cambiato nulla, il cittadino italiano continua a non contare nulla e a non essere ascoltato. Ricordo che durante il secondo governo Berlusconi (2001 – 2006) si radunarono in piazza circa un milione di persone per dire di no alle leggi ad personam varate da Berlusconi. A destra – la stessa destra di cui in gioventù aveva fatto parte Paolo Borsellino prima di diventare magistrato – la manifestazione fu bollata come il solito attacco da parte delle toghe rosse mentre a sinistra vi presero parte mettendo i paletti per non essere confusi come girotondini.

Ma andare in piazza è un diritto politico di ogni cittadino indipendentemente da ogni diritto politico ed è importante quanto il voto.

In realtà le democrazie nate dalle lotte violente culminate con bagni di sangue hanno saturato questo concetto con la teoria è il fine e la fine della storia ma parliamo di democrazie con la “D” maiuscola.

Ma sappiamo anche che un sistema politico che non rispetta nessuno alla fine è destinato a implodere. Io so che questo sistema in Italia imploderà; non saranno i magistrati che Berlusconi accusa un giorno si e l’altro pure, non saranno le adunate di Grillo, non saranno le trasmissioni di Santoro o i libri di Travaglio che hanno comunque dato una scossa a questo sistema e aperto gli occhi del cittadino. Ma sono sicuro che questa truffa che in Italia si chiama democrazia rappresentativa verrà eliminata.

Da: http://www.tibereide.it/?p=2645

DEMOCRAZIA E INFORMAZIONE TELEVISIVA

Postato da Giovanni Di Silvestre

L’Italia è uno strano paese e dopo l’esecrabile episodio di Milano in cui è rimasto vittima il presidente del consiglio ho la certezza che Berlusconi diventerà un martire e probabilmente l’indomani della sua dipartita vedremo i promotori della libertà in piazza San Pietro con gli striscioni che riportano “Silvio santo subito” io che sono un ex sostenitore pentito probabilmente quel giorno dopo un kebab e una birra Guinness andrò al gabinetto e tirerò lo sciacquone. Tutti ricordiamo i mea culpa e i capi cosparsi di cenere di persone che fino al giorno prima si auguravano la sua distruzione e il giorno dopo eccoli  che agitano il ditino come se si rivolgessero a un bambino di due anni. In realtà tutto quello che è accaduto dovrebbe rientrare in un alveo di normalità e di legalità in cui io sono libero di odiare una persona purché rimanga in quell’alveo di legalità. Ricordo che nei giorni immediatamente successivi oltre alla processione di amici ed avversari al capezzale di Berlusconi iniziò una campagna bipartisan contro l’odio. Eppure l’odio è un sentimento naturale e nessun regime dittatoriale proibiva di odiare; semmai imprigionava, torturava e uccideva gli oppositori ma non impediva la manifestazione di sentimenti come l’odio.

Io se voglio posso odiare chi voglio e nessun regime può impedirmi di odiare qualcuno.

In realtà uno dei problemi che ha portato a questo clima di odio e di scontro politico in Italia è legato all’informazione e cercherò di spiegarlo in poche battute.

Dalla caduta del Muro di Berlino e del comunismo è cominciata l’era della globalizzazione e del libero mercato. Nel resto del cosiddetto mondo libero tutti i paesi si sono adeguati con  la nascita di grandi network televisivi privati. Ma in Italia questo non è avvenuto perché nell’informazione questo libero mercato è inesistente. Durante la Prima Repubblica c’era un sistema di oligopolio che vedeva i principali partiti politici dell’arco costituzionale (DC, PSI, PCI) che occupavano le tre reti Rai e Berlusconi che controllava le tre reti Mediaset. Dopo Tangentopoli si è creato un monopolio preparato in precedenza dalla sinistra e poi messo in pratica da Berlusconi che ha occupato la televisione di Stato dopo che era già proprietario di tre reti televisive private.

Allora più che risolvere il conflitto di interessi che ne Berlusconi ne la sinistra vogliono risolvere si deve far che il libero mercato entri nell’informazione televisiva come nel modello anglosassone con una rete pubblica; per esempio la BBC e tutte le altre reti appartenenti a proprietari diversi. In questo modo il povero Enzo Biagi non sarebbe diventato un martire ma avrebbe avuto la possibilità di lavorare in un’altra emittente.

Da quando in Italia è nata la televisione di Stato si è verificata un’occupazione sistematica della televisione pubblica, ciò significa che se Berlusconi dovesse perdere le prossime elezioni e dovesse subentrare la sinistra le cose non cambierebbero e l’Italia ci sarà sempre una mancanza di libertà di stampa.

Ma il problema dell’informazione in Italia è solo la punta dell’iceberg; alla mancanza di libertà di informazione e all’assenza di libero mercato dobbiamo aggiungere l’errato concetto di democrazia rappresentativa, che non è una democrazia ma un’occupazione da parte dei partiti dello Stato. Questo sistema schiaccia l’uomo libero che non vuole far parte della massa e che in una vera democrazia sarebbe il cittadino ideale.

Il problema dell’informazione e della Rai passa in secondo piano rispetto a questa democrazia rappresentativa che in realtà è un’oligarchia il cui unico obiettivo è di prendere il potere e tenerselo.

A restarne fuori è il cittadino che come ha affermato il giornalista Oliviero Beha che suo malgrado è costretto ad essere di sinistra, di destra o di centro. Al contrario una vera democrazia dovrebbe lasciare l’individuo libero di non appartenere per forza a una determinata categoria anche di non essere nulla.

Al momento per chi non vuole infeudarsi in questo sistema non c’è posto ne nell’informazione della sinistra e nemmeno in quella di Berlusconi. 

Da: http://www.tibereide.it/?p=2628

 

 

DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA IN ITALIAultima modifica: 2010-04-04T10:12:00+02:00da tonyan1
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