Scienza, indagine sul tesoro di San Gennaro: svelati i segreti dei preziosi

Stabiliti taglio, datazione e fattura delle gemme e dei gioielli conservati nel caveau: croci e calici rarissimi

NAPOLI – Un identikit per le dieci meraviglie del Tesoro di San Gennaro, un patrimonio ricco dei gioielli più preziosi del mondo, donati al Patrono nel corso di sette secoli da re, papi e imperatori. Dieci tra i pezzi più significativi dell’inestimabile tesoro sono stati sottoposti ad un’accurata indagine coordinata da un Comitato scientifico, presieduto da Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico della Presidenza della Repubblica, e composto tra gli altri dal gemmologo Paolo Paolillo della Sapienza di Roma.

L’analisi si è occupata soprattutto di stabilire il taglio e la particolare datazione e fattura delle gemme e dei preziosi contenuti nei gioielli. Il risultato dell’indagine con il catalogo saranno resi noti a settembre di quest’anno. Si tratta di cinque pezzi attualmente esposti nel museo e di altri cinque conservati nei caveau. Ve li elenchiamo in ordine cronologico: La croce d’altare, rarissimo esempio di argenteria napoletana del XVIII secolo, decorata in corallo del 1707. La mitra vescovile realizzata nel 1713 dall’orafo Matteo Treglia in argento dorato, costellata da 3328 diamanti, 198 smeraldi e 168 rubini. Il raffinato calice in oro, diamanti e rubini commissionato da Ferdinando di Borbone a Michele Lofrano (1761). Il collare realizzato dall’orafo Michele Dato (1679) e consistente in origine in tredici maglie d’oro con diamanti, smeraldi e rubini, cui nel corso del Sette e dell’Ottocento si sono aggiunti preziosissimi fermagli e croci in brillanti, rubini, zaffiri e crisoliti donati dai sovrani borbonici. L’ostensorio di Murat del 1808. La pisside in oro, brillanti, zaffiri, rubini e smeraldi offerto da Ferdinando II di Borbone nel 1831.

L’ostensorio in argento e pietre preziose donato nel 1837 da Maria Teresa d’Austria. Uno splendido calice in oro zecchino costato, nel 1849, ben 3000 ducati e offerto da papa Pio IX in esilio nella città partenopea durante i moti mazziniani. La croce episcopale donata da Maria Cristina di Savoia nel 1878. La pisside regalata da Umberto II di Savoia opera dell’ artigiano di Torre del Greco Domenico Ascione con cammei e malachite del 1931. «Due anni di intenso lavoro – precisa il direttore del museo, Paolo Iorio – per conseguire risultati importanti non solo sulla fattura delle gemme che dimostrano la grandezza degli orafi napoletani di quel periodo, i cui tagli sono all’avanguardia anche rispetto a quelli olandesi e veneziani, ma anche dal grande valore storico, visto che ha riportato alla luce documenti inediti provenienti dall’Archivio del Banco di Napoli».

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Scienza, indagine sul tesoro di San Gennaro: svelati i segreti dei preziosiultima modifica: 2010-03-25T12:03:09+01:00da tonyan1
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