PENSIERO PRENATALE DI UN ITALIANO DEL SUD

Parla un terrone non ancora nato     

 fetoM.jpgFossi nei panni di un bambino meridionale nella pancia della mamma, scriverei questa lettera al presidente della repubblica, Napolitano. «Caro presidente, visto che ora non nasciamo più con gli occhi chiusi, e che già nella pancia sentiamo certe cose che i grandi dicono in giro, voglio elevare una formale protesta. O fino al mio parto l’Italia cambia, o vi diffido dal farmi nascere al Sud. Non so ancora quale sarà la forma del mio cranio, ma non vorrei già da feto correre il rischio che, se fosse fatto in un certo modo, se ne uscisse quello psichiatra piemontese, mi pare che si chiami Lombroso, a precipitarmi subito dicendo che sarò un brigante come ha fatto per tanti meridionali. Lei, presidente, che non è nato sulle Alpi, da buon nonno con un nipotino sa che se mi mettono un vestitino addosso, valli più a convincere del contrario.

   «Se le cose non cambiano, non voglio nascere al Sud perché, se mi scansassi il brigante, non voglio finire emigrante, perché ho sentito dire questa frase “o brigante o emigrante”. E poi, una volta che ho ficcato il nasino in un film che stava vedendo la mamma, Troisi diceva che a un meridionale che va a Genova dicono che è un emigrante anche se è un turista. Non è un lieto evento sapere già da ora che ovunque andrò sarò il solito terrone morto di fame e non uno che come gli altri si fa la fine-settimana.

  

IL GESSO PER LA LAVAGNA -«Caro presidente, se le cose non cambiano non voglio nascere al Sud perché ho sentito la mamma arrabbiarsi, diceva che secondo una ricerca se io avrò la stessa età di uno del Nord e frequenterò lo stesso tipo di scuola e sarò alla stessa classe, quello ne saprà più di me come se fosse avanti a me di un anno e mezzo. E non perché io studierò di meno, né perché sarò più scemo, né perché sarò più fannullone, ma pare perché la scuola del Sud non mi darà ciò che dà la scuola del Nord, lì spendono di più, hanno più libri a disposizione, i genitori sono più intelligenti (scusa, mamma), hanno il pulmino che li prende a casa, hanno più gesso per la lavagna e le merende sono più buone.   Ma che colpa ne ho io se farò i compiti come quello lì, starò attento in classe come quello lì, la sera sarò stanco come quello lì e diranno che non sono come quello lì?

   «Se le cose non cambiano, non voglio nascere al Sud perché, dopo la scuola e quel tipo Lombroso, se ne è uscito un professore Richard Lynn, psicologo dell’Università dell’Ulster, a farsi i fatti nostri e non i cavoli degli inglesi (scusa il termine, mamma), per dire che i meridionali hanno meno intelligenza dei settentrionali e per questo il Sud è più arretrato. Perché più si scende, secondo lui, più si trovano tribù di selvaggi a causa della “mescolanza con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa”. Perciò la Sicilia sarebbe piena di trogloditi mentre i più cervellini d’Italia sarebbero i friulani. Anzi un giornale nordista che voleva fare la moina, è andato a intervistare Bruno Pizzul, quello che raccontava le partite di calcio e diceva sempre “tutto molto bello”, per fargli dire che, siccome lui ha giocato nel Catania, può dire che i catanesi non erano cretini. Io sono un feto indignato.

  

UN PO’ DI PANE E POMODORO -«Se le cose non cambiano, caro presidente, non voglio nascere al Sud perché quando divento più grande non voglio stare a sbattere per laurearmi, per fare i corsi di aggiornamento, per imparare le lingue, per frequentare gli stage senza una lira, sempre col ritardo di un anno e mezzo con quello settentrionale, per sentirmi ripetere che i meridionali sono parassiti, che vivono alle spalle del Nord, che si mettano a lavorare, che sono tutti mafiosi, io con questi deficienti non mi voglio compromettere, anzi va a finire che gli spacco la faccia (scusa, mamma) mica faccio come gli altri meridionali che dicono pazienza.

   «Anzi sa cosa le dico, caro presidente?, io voglio proprio nascere al Sud perché non me importa niente, per me il mondo è uno solo e non si divide in Sud e Nord, in poveri e ricchi, in sviluppati e sottosviluppati, in bianchi e neri, in musulmani e cristiani. E io per questo mondo me ne andrò in giro col mio Sud dentro, con la sua luce in faccia, col suo calore nell’anima. Mi scusi se ancora devo nascere e già faccio casino, ma le sembra giusto, presidente, che uno debba nascere condannato a essere figlio di un dio minore già in partenza, la testa da brigante, l’intelligenza da gallina, l’anno e mezzo di penalità? E non si vede come scrivo bene già da ora? Anzi al primo strillo dirò a mamma di darmi un po’ di pane e pomodoro, così frego quelli che nascono al nord». T. D.

PENSIERO PRENATALE DI UN ITALIANO DEL SUDultima modifica: 2010-03-25T11:41:00+01:00da tonyan1
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