L’Italia non esiste

di Andrea Usai

Ecco le ragioni – secondo l’autore – per cui  l’Italia non è una nazione ma uno degli ultimi stati multietnici dell’Europa contemporanea. Il fallimento dello Stato italiano e dell’Europa.

 

Da qualche mese il sito www.limesonline.it ha lanciato un dibattito che non ha precedenti e che merita di essere affrontato da un punto di vista geopolitico e culturale: esiste l’Italia? Vale a dire: esiste l’Italia come nazione? E che dire a proposito dello stato italiano? A cosa serve, se ci serve? E l’Europa? Proverò a rispondere, per quanto mi riguarda, a tutte queste domande. Innanzitutto dobbiamo metterci d’accordo su cosa intendiamo per nazione.

La nazione, concetto storico-culturale, è infatti un noi più grande in cui un determinato gruppo di individui si riconosce perché condivide lingua, cultura ed etnia. Ora, dire che l’Italia sia una nazione, vorrebbe dire ignorare che i cosiddetti Italiani non solo non condividono la cultura, ma non condividono nemmeno la lingua (l’Italiano è infatti una lingua artificiale che è stata imposta dall’Unità d’Italia e che non appartiene storicamente a nessun ceppo etnico italiano) e neanche l’etnia, dato che non si può proprio antropologicamente parlando, sostenere che un sardo e un friulano appartengano alla stessa etnia. L’Italia quindi, non è una nazione. Sul fatto che potrà esserlo, ho qualche dubbio. Ad attuare politiche di nation-building ci provò la classe dirigente post-unitaria e poi il fascismo, ma entrambi fallirono miseramente. Dubito quindi che l’Italia possa essere una nazione in futuro perché dovrebbe accadere l’impossibile, ossia che i popoli italiani si stacchino completamente dalle proprie radici localistiche e campanilistiche, che abbandonino le loro lingue locali, i propri usi e costumi e le proprie mentalità. Insomma, per farla breve, l’Italia è in Europa l’ultimo stato plurinazionale rimasto. Belgio e Spagna infatti non sono così eterogenei come l’Italia.

E come potrà mai funzionare uno stato che tiene insieme più gruppi etnici in lotta e in tensione, rivali tra loro? Non molto bene. Gli stati africani ne sono un esempio clamoroso. Il nostro ne è un altro. Se quindi, dal punto di vista linguistico, gli Italiani parlano lingue diverse che appartengono loro per natura, ossia i vari volgari e l’Italiano è invece una lingua creata e imposta dallo stato, e i ceppi etnici sono diversi e poco amalgamati tra loro quel tanto basta che serve a non farli sentire nazione, la cultura non sta meglio. Possiamo veramente dire che esista una cultura italiana? No. La letteratura, quella vera, è sempre stata appannaggio dei campanili, delle realtà che noi chiamiamo locali, ma che in realtà sono le vere nazioni, delle città singole, dei dialetti, delle varie mentalità. E così il teatro.  Per quanto riguarda la musica e il cinema vale lo stesso metro di misura. Certo, ci potrà essere un filo conduttore comune, anche se sottile, ma questo non è sufficiente a fare una sola cultura. Altrimenti dovremmo ammettere che tutti i popolo europei in realtà appartengono alla stessa nazione. E invece una nazione europea non esiste. Le nazioni in Italia sono tante, troppe.

 Ecco perché la nazione italiana non esiste. Ora, arriviamo al vero punto cruciale. Stando così le cose, a cosa ci serve un stato italiano? Bisognerebbe aver letto Samuel Huntington per poter rispondere in una maniera interessante.

 

Huntington infatti dice che dopo il crollo delle ideologie, i popoli, le nazioni, nonostante la globalizzazione, tendono a fidarsi e a collaborare di più con i loro simili, vale a dire con i popoli che hanno lingua, etnia, cultura o anche uno solo di questi aspetti, con loro. Praticamente alla globalizzazione dell’economia corrisponde una glocalizzazione degli aspetti antropologici e culturali degli uomini. E questo è il vero motivo per cui gli stati nazionali, vale a dire gli stati moderni così come noi li conosciamo dalla Pace di Westfalia, perdono sempre più potere. Se quindi sono gli stati nazionali che perdono potere, al loro interno come al loro esterno, figuriamoci gli stati plurinazionali. Lo stato italiano, per farla breve, ha fallito. Non ci serve più. Da buon libertario-rothbardiano, mi verrebbe da auspicare che il sistema-stato finisca al più presto. Realisticamente però, nel frattempo, bisogna essere onesti e dirci che le cose, così come stanno, non ha senso che vadano avanti. Lo stato italiano non ci serve più. E allora che fare? Sarò sincero: il modello staterelli pre-unitario non mi convince.

Perché non può rispondere ai nostri bisogni e alle nostre esigenze. Piuttosto sarebbe più interessante la perdita dell’indipendenza. Passare sotto la tutela di uno stato-estero, magari mono-nazionale, meglio ancora se frutto di un melting pot, può essere la nostra salvezza. Lo dico sul serio. E l’Europa? Be, per l’Europa vale lo stesso discorso fatto per l’Italia. Anzi, è ancora più aggravato: perché le nazioni europee non si contano. L’idea di uno stato-europeo quindi è fallace e fallimentare per natura. L’Europa che ci serve, è un Europa rispettosa delle diversità, ma non succube delle elites dei singoli stati. L’Europa che ci serve non è un Europa che aspiri ad essere per gli Europei quello che voleva essere l’Italia per gli Italiani. Che avesse ragione Montale quando scriveva che la storia non è magistra di niente che ci riguardi?

(per una carta inviataci dall’autore dell’articolo, rimandiamo al volume cartaceo di Limes “Esiste l’Italia? (dipende da noi)” in uscita a il 3 marzo 2009)

Questo è uno degli articoli selezionati tra quelli ricevuti in seguito alla richiesta fatta in questi mesi ai lettori di limesonline nell’ambito dell’iniziativa Esiste l’Italia? e Disegna l’Italia di inviarci dei loro contributi.

Da: http://temi.repubblica.it/limes/litalia-senza-italia

 

 

L’Italia non esisteultima modifica: 2009-11-18T03:08:00+01:00da tonyan1
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