Anche gli eroi fanno la pipì

tratto da: http://www.libero-news.it/articles/view/586623

Lettere | Bruno Moltedo

Pubblicato il giorno: 27/10/09

Egregio Mainiero, ho letto la risposta che lei ha dato circa lo scrittore Saviano. Senza togliere alcun merito al libro Gomorra, vorrei fare una precisazione storica sul fenomeno camorra e sulla omissione fatta dall’autore del libro. Infatti, la camorra esiste da 150 anni, cioè da quando Garibaldi fece il suo ingresso trionfale a Napoli. La “onorata società” sistemò i suoi uomini intorno alla carrozza di Garibaldi per assicurare il sevizio d’ordine. Fra questi c’era Michele “’o chiazziere”, che aveva il compito di ritirare le tangenti imposte agli ambulanti che piazzavano il banchetto delle loro mercanzie ai mercati rionali. Poi c’era anche “Tore ’e Crescenzo”. Tutti guardiani della malavita, padrini dell’Unità d’Italia.

Milano

Caro Moltedo, la vuol sapere tutta? La camorra non è nata a Napoli, ed è anche molto più antica dell’unità d’Italia. Alcuni storici ne fanno risalire l’origine al Medio Evo, città di Cagliari. La colpa, però, sarebbe dei pisani, che all’epoca controllavano l’isola e che per prevenire disordini e sommosse affidarono a mercenari locali il compito di pattugliare la città. Vigilantes ante litteram che indossavano una particolare giacca di tela rossa detta “gamurra”, da cui, appunto, camorra. Successivamente, sempre secondo gli storici di cui sopra, le bande passarono al soldo degli aragonesi e poi, ma soltanto poi, si spostarono in Campania e in particolare a Napoli. E qui, caro mio, i gamurristi o camorristi si trovarono talmente bene che misero le radici e crearono una vera e propria organizzazione criminale con tanto di statuto e di rito di affiliazione. Era un regno nel regno. Anzi, per molti napoletani i veri regnanti erano proprio loro, i camorristi. Il resto lo ha già scritto lei: quando caddero i Borbone e arrivarono i Savoia, Liborio Romano, ministro dell’Interno dello Stato sabaudo, in cambio di un’amnistia generale, incaricò “Tore” Salvatore De Crescenzo, capo della camorra, di mantenere l’ordine pubblico in città. E Garibaldi e tutti gli altri fecero il loro ingresso a Napoli scortati dai camorristi. L’Italia unita, almeno in Campania, nacque così, con Peppino e Tore quasi a braccetto. E anche con qualche piccola bugia: Garibaldi, a Napoli, non arrivò a cavallo ma comodamente seduto in treno. Viaggio in prima classe, per la precisione. E appena mise piede sul suolo partenopeo fece perdere le sue tracce per qualche minuto. Ritirata strategica e non per colpa di Tore. Anche agli eroi capita di avere una pipì urgente da fare.

Anche gli eroi fanno la pipìultima modifica: 2009-10-28T16:05:00+01:00da tonyan1
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