Emotività nucleare

 

Mr. Monthgomery Burns. Personaggio del noto cartoon “I Simpson”, è il ricchissimo proprietario della centrale nucleare in cui lavora Homer Simpson; tra le proprie forze incorpora dipendenti volutamente incapaci, o morbosamente attaccati a lui. Anzianissimo, e’ un uomo avido e disonesto.

 


E’ stato recentemente segnalato da Luca Mercalli, e archiviato in Aspoitalia, un articolo di Sergio Zabot a proposito della politica nuclearista italiana. Propongo qui un post-abstract, che vuole essere un “ponte” per arrivare al documento completo dell’Autore.

Una cosa poco evidente, a 22 anni dal referendum sul nucleare, è che l’attuale rientro dell’ Italia nella filiera dell’energia atomica è dovuto a un’ondata altrettanto emotiva e ideologica di quella di allora (che era andata nel verso opposto). I “sostenitori” delle centrali nucleari evocano paure quali la “fine del petrolio”, l’inaffidabilità dei paesi esportatori di gas naturale, l’ineluttabilità di uno sviluppo per cui volenti o nolenti necessiteremo di sempre più energia, la riduzione dei gas a effetto serra.

Questa ideologia sottende invece interessi di grandi gruppi industriali; per creare concentrazione economica e finanziaria nelle mani di pochi eletti non c’è nulla di meglio di una filiera complessa come quella nucleare.
Per sostenere la necessità di realizzare in Italia impianti nucleari, vengono diffuse ad arte menzogne che fanno leva sull’emotività; ecco le bugie e le paure indotte più ricorrenti.

BUGIE

In Italia paghiamo cara l’energia elettrica perchè abbiamo centrali termoelettriche e non nucleari, e dobbiamo compensare con le importazioni

 

Falso. Sono altri i fattori: meccanismi di formazione del prezzo nella borsa elettrica, gli “oneri generali di sistema”, l’inadeguatezza/obsolescenza della rete elettrica nazionale, l’impatto di tasse+iva (il tutto, confrontato con gli altri Stati UE).
In sintesi, l’alto costo dell’elettricità italiana è dovuto ai privilegi di cui ancora godono i vecchi monopolisti, i produttori di elettricità e i petrolieri, all’inefficienza dell’infrastruttura e alla voracità dello Stato.

In Francia l’energia elettrica costa meno grazie al nucleare

 

Falso. Si tratta del cavallo di battaglia dei fautori del nucleare, che però non hanno capito l’intimo e storico rapporto che esiste tra nucleare civile e militare. Grazie all’azione politica di De Gaulle, la Francia ha potuto raggiungere la leadership del polo nucleare europeo, necessario per motivi di bilanciamento dei rapporti di forza politico-strategici tra USA, URSS ed Europa. Il nucleare civile francese è nato in simbiosi con quello militare; qualunque reattore di oggi processa Uranio e dà come sottoprodotto (tra gli altri) il Plutonio, perfetto per le testate atomiche. I Francesi pagano questi costi occulti, ma in modo indiretto, nelle tasse che versano allo Stato, e non nella bolletta energetica.

Le centrali nucleari non emettono gas serra

Falso. La produzione dell’Uranio è un’attività mineraria e chimico industriale molto complessa ed energivora. Il minerale estratto, l’Uranite, si trova combinato con altri ossidi metallici, e contiene circa lo 0,15% in peso di Uranio; questo va arricchito per portare la parte fissile (isotopo U235) dallo 0,7% al 3,5%.

Si tratta di un processo molto costoso in termini di energia e materie prime: combustibili fossili, acqua, elettricità, Acido Solforico e Fluoro.
Solo l’attività-core della centrale nucleare non comporta emissioni di CO2.
A valle, la fase del ritrattamento delle scorie comporta costi di gestione, trasporto, processamento e interramento elevatissimi.
Ad oggi, una centrale nucleare comporta l’immissione di circa 1/3 della CO2 che immetterebbe un’equivalente centrale a gas a ciclo combinato.
Nel tempo, naturalmente, i giacimenti di uranio andranno “esaurendosi” (secondo i dati, siamo già al picco dell’Uranio) e l’attività di estrazione-concentrazione diventerà sempre più pesante nel ciclo.

 

PAURE

 

 

– La sicurezza dell’approvvigionamento energetico

 

Per convincere l’opinione pubblica, si menziona il fatto che petrolio e gas provengono da zone instabili politicamente; forse non tutti sanno che a livello mondiale, meno del 30% dell’uranio utilizzato proviene da Paesi “stabili” (Australia, Canada, USA); altrettanto proviene da paesi giudicati “instabili” (Stati dell’Europa centrale, dell’Africa, Russia). Il restante quasi 50% proviene dallo smantellamento degli arsenali militari. La caccia all’Uranio è oramai un’attività routinaria dei capi di stato. Nicolas Sarkozy, ad esempio, si è assicurato i diritti sullo sfruttamento in moltissimi giacimenti del Congo e del Niger. Inutile sottolineare che proprio a causa di questi interessi occidentali in paesi sottosviluppati, la lotta politica interna per il controllo del potere assume aspetti di guerra civile ed è destinata a intensificarsi.

 

– Se non rientriamo nel nucleare saremo tagliati fuori dallo sviluppo tecnologico

 

Come sottolineato da Giuseppe Zampini, AD di Ansaldo Energia, l’utilizzo di tecnologia EPR francese per la realizzazione di centrali nucleari in Italia non comporterà molta ricaduta occupazionale in Italia, in quanto sarà necessario importare tecnici dalla Francia.
Inoltre, il costo per kWh dei nuovi impianti sarà in tempi molto rapidi superiore a quello ottenuto per mezzo di combustibili fossili.
L’ipotetica “avventura” nucleare italiana darà lavoro a poche grandi imprese; si tratta di un affare per giganti.
Dopo fusioni e riorganizzazioni, a livello mondiale sono rimasti pochi grandi gruppi che gestiscono la costruzione di impianti: Areva-Mitsubishi, Westinghouse-Toshiba, GE-Hitachi Nuclear Energy. (Le fusioni tra giganti sono ormai all’ordine del giorno: lo stesso succede, ad esempio, i costruttori automobilistici e aeronautici. Si tratta di un sintomo macroeconomico molto chiaro!)

 

– Siamo circondati da centrali in Francia e in Svizzera: se succede un incidente a loro, saremo coinvolti anche noi

 

E’vero; tuttavia, quale perversione masochista ci induce questo comportamento imitativo, visti gli svantaggi, evidenti o occultati, della tecnologia nucleare? Il parco centrali francese è piuttosto vecchiotto, e gli incidenti minori con fuoriuscite di materiale radioattivo stanno diventando sempre più frequenti (ad es., l’impianto di Tricastin). C’è poi stato il recente scandalo, denunciato da France-3, dei 300 milioni di tonnellate rifiuti radioattivi sparsi discretamente per le campagne, e impiegati come materiale strutturale.

 

Considerazioni conclusive

 

Il pacchetto 20-20-20, che prevede un aumento dell’efficienza energetica del 20% (con conseguenti aumento della quota di rinnovabli, e taglio di emissioni di CO2) entro il 2020, in realtà è in competizione diretta con l’utilizzo di energia nucleare: le due cose non sono compatibili, sia a livello di finanziamenti, che di reale bisogno di surplus energetico, nel caso in cui si migliorasse l’efficienza (soprattutto delle abitazioni).

Le tecnologie “distribuite” (tipicamente, gli impianti rinnovabili a potenza medio-bassa) sono destinate a diventare sempre più convenienti a causa di un mix di effetti: miglioramento continuo dell’efficienza e inesorabile aumento del prezzo delle materie prime fossili (peak oil). Inoltre, queste nuove tecnologie energetiche sarebbero molto più compatibili con il tessuto industriale italiano, dominato dalle piccole-medie imprese più che da grandi multinazionali.

Diceva Gandhi: “La terra produce abbastanza da soddisfare i bisogni di ognuno, ma non per soddisfare l’avidità di tutti”.

da: http://aspoitalia.blogspot.com/

Emotività nucleareultima modifica: 2009-08-01T07:00:00+02:00da tonyan1
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