D’altra parte non ci sembra che la questione della schiavitù fosse il problema centrale della contesa. E’ evidente infatti che questa istituzione sarebbe andata progressivamente sparendo al Sud, anche nel caso che gli Stati Confederati avessero vinto la guerra. Appare certo, piuttosto, che il Sud degli Stati Uniti, allora e ancor più ora (per la fortissima immigrazione ispanica), era una realtà profondamente diversa degli Stati del nord. In questa diversità sono quindi da ricercare le ragioni profonde che condussero alla grande guerra di secessione americana.
Per quanto ci riguarda è inutile nascondere che un moto istintivo di simpatia ci sospinge comunque verso gli Stati americani del Sud; lo stesso moto di naturale simpatia che spinge tanti giovani del Sud d’Italia a sventolare nei campi di calcio la bandiera degli Stati Confederati del Sud.
Questo sentimento dovette senz’altro avere peso nella scelta di tantissimi militari dell’esercito delle Due Sicilie, che, all’indomani del 1860, accettarono di arruolarsi tra le file dell’esercito degli Stati Confederati. La vicenda, di grande interesse, ci è stata raccontata per grandi linee dall’amico siciliano Pier Luigi Rossi, che da anni si sta occupando di questa vicenda.
Il governatore della Luisiana Thomas Moore, decretò nel mese di aprile che si organizzasse l’arruolamento di volontari, anche stranieri per l’imminente conflitto. Le rappresentanze consolari della Gran Bretagna e della Francia si opposero, protestando la loro neutralità al conflitto. Il governatore dispose che i volontari stranieri sarebbero stati inquadrati in milizie, non facenti parte dell’esercito confederato, ma al servizio comunque dello Stato.
Gli stranieri che si arruolarono, furono dunque inquadrati in tre brigate europee; per gli italiani venne organizzato il 6° battaglione Italian Guards. Molti di questi volontari non americani, tra i quali i siciliani sbarcati della nave Elisabetta, vollero però far parte di un unità dell’esercito confederato.
Le brigate europee, tra cui il battaglione italiano, ebbero un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’ordine nei cinque giorni ( 25/30 aprile 1862), in cui il generale confederato Lovell fu costretto ad evacuare le truppe dalla città di New Orleans. Con la partenza dell’esercito e dinanzi alla prospettiva dell’arrivo del nemico, comandato dal generale Benjamin Franklin Butler, la popolazione fu presa del panico, considerata la tattica dell’esercito nordista di fare ovunque terra bruciata, distruggendo in particolare tutte le infrastrutture. In questa situazione le brigate europee furono le uniche milizie incaricate di mantenere l’ordine in città. Nonostante l’onorevole comportamento tenuto sul campo, le brigate furono sciolte a fine maggio 1862.
La partenza dell’esercito nordista del 39° reggimento New York, costituito da ex garibaldini, indusse però molti reduci meridionali delle brigate a continuare la lotta per il Sud in varie unità militari della Luisiana.
Nell’agosto del 1863 i volontari del battaglione Italian Guards furono inquadrati nella compagnia H del 22° reggimento della Luisiana.
Il reggimento, trasferito nel settembre 1863 ad Alexandria Luisiana, venne assegnato alla brigata Thomas, divisione Mouton-Polignac, e partecipò alla campagna lungo il fiume Teche e alla battaglia Mainfield, dove, agli ordini del generale Richard Taylor, sconfisse le truppe nordiste del generale Nathaniel Banks, sebbene in grande inferiorità numerica.
Le organizzazioni odierne, che rivendicano la memoria delle confederazione degli Stati del Sud, riconoscono il contributo degli italiani e particolarmente degli ex militari delle Due Sicilie. Il 22° reggimento fanteria della Luisiana è considerato un corpo leggendario, perché fu uno degli ultimi ad arrendersi alla soverchiante superiorità in uomini e mezzi degli Stati del Nord.
A tutt’oggi a New Orleans esistono associazioni culturali dei discendenti di quei meridionali, ex militari delle Due Sicilie, che combatterono con onore per l’indipendenza del Sud degli attuali Stati Uniti.
Edoardo Spagnolo
(Nazione Napoletana – marzo 2005)
http://www.lastampaproibita.net/nn0503p1.html
da: http://josephepomeo.myblog.it/