Cento anni di manovre finanziarie!

di Domenico Posca (Presidente Unione italiana dei commercialisti)

Da calabrese emigrato quarant’anni fa a Napoli mi sforzo di non raccogliere gli insulti che il ministro Brunetta ha riservato alla mia terra d’origine ed a quella nella quale sono cresciuto, il vecchio Regno delle Due Sicilie, ma di replicare con dati storici.

Quando si parla di sud parassita, cancro dell’economia nazionale, discarica a cielo aperto, simbolo di inefficienza e parassitismo, non è affatto vero che si sta dicendo la verità con i toni sbagliati, come si sono affrettati a replicare i suoi sodali politici locali.

Semplicemente non si conosce la storia dell’Italia post-unitaria. Il ministro, nei suoi sbandierati “libri sul Sud” (Alcune ragioni perché il Mezzogiorno non resti com’è R. Brunetta 1995), interrogandosi su piagnonismo e vittimismo dei meridionali si prefigge di individuare i codici genetici del sottosviluppo del Sud nonostante gli sforzi di investimento effettuati dal dopoguerra ad oggi (cfr. op.cit. pag.27). Onestà intellettuale e ricerca rigorosa nello sterminato archivio dei veri studiosi della questione meridionale spiegano molto facilmente le cause delle attuali condizioni del mezzogiorno. Occorre tornare al secolo scorso all’epoca dell’unificazione. 443 milioni di oro dei 664 di tutta l’Italia (S. Nitti) furono sottratti alle regioni meridionali in favore dei Savoia.

In valore attuale, comprendendovi la moneta circolante garantita dall’oro delle riserve, 1.500 miliardi di euro (Il saccheggio del Sud F.Gulì).

Una cifra superiore all’intero PIL del paese, cento anni di manovre finanziarie! Con l’Unità d’Italia la ricchezza del paese si sposta in massa da Sud a Nord. Ricordava nel 1899 Giustino Fortunato, pur convinto sostenitore, che l’unificazione è stata la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’Unità ci ha perduti. Gigi Di Fiore sottolinea come quando nacque la Banca d ‘Italia al Mezzogiorno furono concesse 20.000 azioni contro le 280.000 del Centro Nord. Pino Aprile nel suo rigoroso Terroni scrive che nel 1876 e nel 1886 si vararono norme per aiutare i comuni piccoli e poi quelli poveri : il Sud, dove prevalgono i centri popolosi (nel 1861 erano il doppio che al Nord) ma poveri, è fuori da entrambe le leggi: la Lombardia riceve 79,44 lire ogni diecimila abitanti, il Piemonte 68,81, la Calabria 12,79; e per finanziare l’istruzione inferiore, alla Liguria si danno 15,625 lire ogni diecimila abitanti, alla Calabria 80.

Analizzando la serie storica della spesa pubblica emerge che dall’Unità al 1998, in 140 anni, lo stato ha speso in Campania duecento volte meno che in Lombardia, trecento volte meno che in Emilia, quattrocento volte meno che in Veneto (La storia proibita N. Zitara ). Nei primi tre decenni successivi all’unificazione nazionale la classe politica che governò il paese fu in larghissima prevalenza di origine settentrionale (Breve storia dell’Italia settentrionale M.Meriggi). Nello stesso periodo le tasse per le province dell’ex regno meridionale quasi triplicarono entro la fine del secolo. Alla Liguria si restituivano però 135 lire ogni 100 di prelievo, alla Puglia 43,5. La revisione del catasto comportò che le case di Lombardia e Veneto venivano tassate dell’8,8 per cento, Calabria e Sicilia, del doppio e più (Mezzogiorno e Settentrione d’Italia,E.Ciccotti).

Quello che accadde dopo, nel XX secolo, è sintetizzabile, per tutti, con le parole di Don Luigi Sturzo e Francesco Saverio Nitti. Il sudato risparmio meridionale fu pompato dallo stato a mezzo di tasse o di rendita pubblica o buoni del Tesoro, per beneficiare il Nord e quando i capitali si sono raggruppati al Nord, è stato possibile tentare la trasformazione industriale. Il movimento protezionista ha fatto il resto. (…) Ora l’industria si è formata, e la Lombardia, la Liguria e il Piemonte potranno anche, fra breve, non ricordare le ragioni prime della loro presente prosperità. (…) Ed è accaduto che le origini della prosperità di alcune regioni si sono volute vedere non dove erano, nelle dogane, nella finanza, nella politica, ma in una superiorità etnica che non è mai esistita. E ancora è accaduto che chi più ha dato è parso anche uno sfruttatore.

Il divario Nord-Sud non si spiega, caro Brunetta con piagnonismo e vittimismo, ma quale diretta conseguenza di una rapina e della discriminazione posta in essere dal Nord in danno del Sud con sottrazione di risorse finanziarie, tasse maggiorate al Sud e spesa statale solo al Nord, per oltre un secolo dall’Unità alla Cassa per il Mezzogiorno.  

(da Briganti)



Cento anni di manovre finanziarie!ultima modifica: 2011-02-03T09:52:07+01:00da tonyan1
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