I rifiuti fra Napoli e Capannori

Così, a partire dal 2007, la commissione prefettizia sui rifiuti di Napoli ha fatto una cosa che, nel complesso, era abbastanza semplice: un piano che prevedeva la riapertura delle discariche. Il piano è stato applicato e alla fine l’emergenza si è risolta. Mentre la commissione lavorava, è cambiato il governo ed è andata a finire che il merito di aver risolto la crisi è andato tutto a Berlusconi, il quale è stato veramente molto bravo a sfruttare la faccenda in senso propagandistico. Invece, tutto il ludibrio si è scaricato sul ministro dell’ambiente del governo Prodi, Pecoraro Scanio. Ora, io credo che Pecoraro sia stato un pessimo ministro dell’ambiente per tante ragioni ma, sulla faccenda dei rifiuti di Napoli, non aveva senso prendersela con lui. E’ curioso pensare che se il governo Prodi fosse rimasto in carica altri sei mesi, il vanto di aver risolto la crisi di Napoli sarebbe andato a Prodi, e forse anche a Pecoraro Scanio. Ma è così che funziona la politica.

Ma quello che vi volevo raccontare è un’altra cosa. Come membro della commissione sui rifiuti di Napoli, ho imparato tante cose, conosciuto tantissime persone in gamba, dentro e fuori la commissione. Per me, come per loro, il problema non si poteva risolvere soltanto riaprendo le discariche. Il problema si doveva risolvere principalmente con delle buone pratiche di gestione. Allora, sappiamo quali sono queste buone pratiche. Separare i rifiuti alla fonte: raccolta differenziata, possibilmente porta a porta.

Bene, con questa idea di separare i rifiuti alla fonte ci siamo scontrati contro un muro di sfiducia spaventoso. Sfiducia a tutti i livelli; dal prefetto al barista del bar all’angolo. Separare i rifiuti a Napoli? Ma voi siete pazzi! A Napoli, certe cose non si possono fare.

Questa sfiducia è una cosa terribile. E’ l’equivalente sociale di una malattia che si chiama depressione. Avete mai conosciuto qualcuno depresso? Intendo dire, certe volte uno lo dice, “stamattina mi sento depresso”. Si dice per scherzare. Ma uno che ha la depressione per davvero, non è che ci scherza sopra. Sta proprio male da cani. Tipicamente, se ne sta seduto li’ fermo, magari al buio e se gli dici “fai una passeggiata”, oppure “perchè non vai al cinema”, ti risponde “e perchè dovrei?”. Non è una cosa da scherzarci – la depressione – a parte stare male, ti porta al suicidio. E’ una cosa molto seria.

Ora, la depressione per il singolo si può risolvere con una pasticca di Prozac, ma non c’è un Prozac sociale da dare ai politici e ai votanti. Eppure, la cosa ci somiglia molto. Quando vai a proporre delle soluzioni, delle idee, ti scontri davanti a un muro di “non si può fare”. E’ esattamente la stessa cosa che con un depresso.

Com’è che a Napoli – e non solo a Napoli – ci siamo ridotti in questo stato? Com’è che non riusciamo a trovare nessuna soluzione ai problemi altro che affidarci a qualcun altro che ce li risolva mentre noi guardiamo la televisione? Non è solo questione di rifiuti. Succede lo stesso con l’energia. Mettersi all’anima di installare pannelli fotovoltaici è un’impresa – e poi fanno di tutto per scoraggiarti. Così, finisce che uno ci rinuncia. Ti viene la depressione per davvero; ti piazzi alla televisione a guardare l’Isola dei Famosi e pensi, “faranno le centrali nucleari”. E così, si aspetta sempre che qualcuno ci risolva i problemi che non riusciamo a risolvere da soli. Ci pensino loro, il governo, le autorità, insomma, chi di dovere.

Ora, io credo che questo atteggiamento sia alla base del problema che abbiamo con i rifiuti. Una volta, i rifiuti urbani non erano un gran problema. Nei centri urbani c’erano gli spazzini che passavano da casa e raccoglievano i rifiuti porta a porta. Fuori città, non c’era nemmeno questo servizio. Non serviva; i rifiuti erano quasi completamente organici: li si buttavano nel campo e si faceva compost. Si ricorda mia moglie che meno di cinquanta anni fa, a casa sua – che era in periferia, non in campagna – non arrivavano gli spazzini; i rifiuti si sparpagliavano nell’orto. Poi venne fuori che bisognava pagare per forza la tassa sui rifiuti, anche se non se ne producevano; anche se uno li buttava nell’orto. Già vedete da questa piccola storia come le cose siano state organizzate fin dall’inizio per farti produrre più rifiuti possibile: tanto devi pagare lo stesso!

Allora, se uno volesse pensare male – e non fatemi fare il complottista – penserebbe che il modo che abbiamo di gestire i rifiuti sia studiato apposta perché sia inefficiente. Anzi, che sia studiato apposta per farci produrre quanti più rifiuti possibile. Pensateci un attimo: nessuno misura quanti rifiuti producete in casa vostra. Dovete pagare la tassa sui rifiuti indipendentemente da quanti ne producete; e questo già e un bel disincentivo a produrne di meno. Poi ci sono questi cassonetti per la raccolta differenziata. Potete buttarci dentro tutto quello che volete. Nessuno controlla cosa ci va dentro – si, in teoria ci sono delle multe per il conferimento improprio. Dalle mie parti, ogni tanto il comune fa la voce grossa: se buttate nei cassonetti la roba che non dovete buttarci, vi facciamo la multa. Ma cosa volete fare? Un vigile per ogni cassonetto? Una telecamera spia per ogni cassonetto? Follia. Anche questo metodo, sembra fatto apposta per far si che la separazione dei rifiuti sia difficile e costosa. Poi, andate a vedere il cosiddetto “organico” che viene fuori dai cassonetti con sopra pomposamente scritto “un fiore dai rifiuti”. Eh, beh, nelle vostre fioriere quella roba li non ce la buttereste.

Poi ci sono vari stadi di separazione e trattamento – non vi sto a entrare in dettagli. Ma guardiamo soltanto il punto finale della catena: l’inceneritore. Parlavo di inefficienza e l’inceneritore è proprio il massimo, Un vero monumento all’inefficienza.

Che l’inceneritore sia inefficiente, non è una cosa controversa. Ci sono molti ottimi studi che lo dimostrano. Se avete voglia e tempo, potete cercarvi quelli del prof. Sergio Ulgiati, per esempio. Vedrete che dei tre metodi principali usati per smaltire i rifiuti, incenerimento, discarica, e riciclaggio, l’inceneritore è il meno efficiente; di gran lunga. Poi, potete andare a vedere il sito di Terna e verificare quanta energia producono i cosiddetti “termovalorizzatori.” Senza esagerare, perchè c’è chi ha detto che non producono niente, ma non è vero. Gli inceneritori con recupero energetico producono qualcosa; ma molto poco. Secondo i miei calcoli, producono meno dell’1% dell’energia elettrica totale prodotta in Italia. Questo se si va a calcolare l’energia netta, attenzione. Energia netta vuol dire l’energia che l’inceneritore produce meno l’energia che bisogna dare all’inceneritore perché la produca. Questo è il trucco dei sussidi del famoso CIP6. Ma non fatemi entrare nei dettagli; ci perderemmo troppo tempo.

Ma quello che volevo farvi notare è come il dibattito – chiamiamolo così – non parla quasi per niente dell’efficienza dell’incenerimento. Tutta la polemica contro l’inceneritore si basa sul concetto che sono pericolosi per la salute. Nanopolveri, diossine e tutto il resto. Ora, non mi fate dire che gli inceneritori puliscono l’aria. C’è chi l’ha detto, ma non è vero: sicuramente gli inceneritori non fanno bene alla salute. Ma ci dobbiamo domandare come mai tutta questa polemica su queste cose non abbia portato a niente, anzi, tutti i maggiori partiti politici hanno gli inceneritori nei loro programmi. Allora, dobbiamo domandarci che cosa c’è che non funziona. Come mai una tecnologia che è tanto inefficiente, impopolare, e anche di sicuro non salutare – va per la maggiore, così che tutti i politici la vogliono?
La mia interpretazione è che il movimento contro gli inceneritori ha sbagliato completamente la strategia. Esattamente come ha sbagliato tutto il movimento contro l’energia nucleare. Tutti e due hanno cercato di spaventare la gente e questo non ha funzionato.
Spaventare la gente è una tattica ben nota. La usano i governi, vi ricordate delle “armi di distruzione di massa”? E poi, visto che siamo a parlare di Napoli, la usa anche la Camorra. Serve per far chiudere in casa la gente. Se sei un camorrista, va benissimo così – è una tattica perfetta – basta sparare nelle gambe di qualcuno ogni tanto. Funziona. Il problema è che se non sei un camorrista o se non hai a disposizione almeno un canale TV di quelli nazionali, è meglio che non ti ci metti perché troverai sempre qualcuno che spaventa la gente di più e meglio di te.

A Napoli, ci sono stati vari comitati contro l’inceneritore. Ma, con i rifiuti sotto le finestre di casa, la gente ha avuto più paura di finire sommersa da rifiuti che vedeva benissimo che dalle nanopolveri, che non vedeva. E’ questo che ti genera quella cosa che ho descritto prima; quello che ho detto che è una forma di depressione sociale. A furia di spaventare la gente, gli viene la depressione. Alla fine, se hai a che fare con gente depressa non puoi fare nulla.

Ora, non è che da qualche parte un gruppetto di complottisti si è riunito in una stanza buia per decidere “adesso creeremo una falsa emergenza a Napoli,” no, questo sicuramente non è successo. L’emergenza c’era davvero ed era il risultato dell’inefficienza del sistema. Ma il sistema è inefficiente per delle ragioni e una delle quali è che l’inefficienza si nutre di emergenza – e viceversa. Pensate ai militari mandati a raccogliere i rifiuti di Napoli. Bravi ragazzi, ma non era il loro mestiere – pensate all’inefficienza di avere della gente addestrata per la difesa del paese e trasformarli in spazzini. Non ha senso.

Qualcosa di simile succede anche per gli inceneritori. Solo con lo spauracchio dell’emergenza si può sostenere che dobbiamo pagare un extra nella nostra bolletta elettrica per sostenere delle macchine così inefficienti. Gli inceneritori si nutrono di emergenza – è perchè sono inefficienti. No emergenza, no inceneritori. Così vanno le cose. Allora, il movimento cosiddetto, fra virgolette, ambientalista con la sua polemica sopra le righe sugli effetti sulla salute degli inceneritori ha creato ulteriore emergenza con lo spaventare la gente. La gente, spaventata, ha lasciato perdere e ha detto “qualcuno ci risolva il problema, non ci importa come”. E così, via libera all’inceneritore.

Ora, non mi fate dire che si devono tacere alla gente i rischi di certe cose. Assolutamente no. Le cose vanno dette, e vanno dette come stanno. Ma bisogna fare dell’informazione corretta. Le fesserie che dici, poi te le ritrovi. E’ come nei film americani, quando il poliziotto ti dice “tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”. E’ vero, succede proprio così – devi stare estremamente attento a essere corretto – cosa di cui il movimento anti-inceneritori si è spesso dimenticato, lanciandosi in polemiche molto discutibili. Anzi, alle volte proprio sbagliate. Ma, soprattutto, è proprio una questione di strategia: non bisogna spaventare la gente; bisogna dire alla gente che cosa fare. Nel caso dei rifiuti, si tratta di far vedere concretamente come si può fare a meno dell’inceneritore. Se ci si riesce, non serve più mettersi a litigare. E come quando cercano di venderti un’enciclopedia per telefono: non è che devi perdere tempo a spiegare cose strane. Gli dici che non ti serve, ringrazi e riattacchi. Lo stesso se ti propongono l’inceneritore: non ci serve, grazie.

E ora siamo arrivati a Capannori dove sono state fatte, appunto, delle cose concrete e positive nel campo dei rifiuti. Sono partiti dalla raccolta porta a porta. Non è stato facile. Mi raccontava Eugenio Baronti, che era assessore all’ambiente a Capannori quando hanno cominciato, che ci sono state delle polemiche incredibili. Mi ha detto che quelli che non volevano il porta a porta gli buttavano i sacchetti di spazzatura nel giardino di casa sua. Poi, invece, una volta che la cosa è partita, alla gente è piaciuta molto. Oggi hanno fatto delle inchieste e il gradimento per la raccolta porta a porta a Capannori è oltre il 70%. Tanto è vero, che alle ultime elezioni, tutti i candidati avevano promesso che l’avrebbero potenziata.

Un bel risultato, ed è anche strano perché la gente si deve ricordare che ogni giorno deve mettere fuori dalla porta un tipo diverso di rifiuto. Carta, organico, indifferenziato, eccetera…. Sembra incredibile che la gente ne sia contenta e invece è così. Ci vuole un po’ di fiducia nella gente. La “gente” non è una banda di imbecilli – la gente è tua moglie, i tuoi figli, e anche tu.


Ora, la raccolta porta a porta è una cosa abbastanza rivoluzionaria. Non so se ci avete fatto caso. Avete capito perché? No… non ci avete pensato a fondo. Ma è facile capirlo; basta che ci pensiate su un attimo. E’ rivoluzionaria perché inverte una tendenza ormai inveterata nella gestione dei rifiuti. E’ rivoluzionaria perchè non incoraggia la gente a produrre sempre più rifiuti! Anzi, li incoraggia a produrne di meno; specialmente nella versione che chiamano “puntuale”, il che vuol dire che paghi in proporzione alla quantità di rifiuti che produci. Meno produci, meno paghi, fantastico! Quindi, finisce che si producono meno rifiuti. Il cittadino risparmia e la società pure. E se non ci pensavano a Capannori, in Toscana non veniva in mente a nessuno! Il problema è che se i cittadini e la società risparmiano, qualcuno guadagna di meno. E’ per questo che la cosa è rivoluzionaria. Ed è per questo che trova opposizione.

A Capannori sono stati anche più rivoluzionari di così. Se i vostri rifiuti li portate all’isola ecologica; tutti ben separati in carta, metalli, eccetera, ve li pesano e vi danno una ricevuta. E poi, a fine mese, vi mandano un assegno per tutti i rifiuti che avete portato. Nessuno ci fa i soldi sopra in questo modo – magari a fine mese hai fatto qualche decina di euro. Uno potrebbe dire che non ne vale la pena, ma è l’idea che conta. Vuol dire che il cittadino ha una scelta. Vuol dire che può fare altre cose oltre che semplicemente pagare tutti i mesi senza poter protestare, a parte ogni cinque anni mettere una crocetta per scegliere uno o un altro che poi ti faranno pagare uguale. Vuol dire che il cittadino ha un ruolo attivo: fa delle cose. Non è depresso perchè nessuno si diverte a spaventarlo.

E’ per questo che ci sono state tante polemiche su Capannori e sulla raccolta porta a porta. Ce ne sono tuttora e ovunque troverete qualcuno che cercherà di spaventarvi e di dirvi “non si può fare”. Beh, non ci cascate. Lo so che a questo punto vi sta venendo sulla punta della lingua lo slogan di Obama, avete capito cosa voglio dire. Non credo che Obama abbia mai parlato della raccolta porta a porta, e neppure che sia stato a Capannori (Credo che il posto gli piacerebbe, comunque, perché non l’hanno fatto li’, il G8?). Ma il concetto è quello. Si, lo possiamo fare.


Allora, per concludere vorrei dire che non tutto si può risolvere con la raccolta porta a porta. Anzi, bisogna stare molto attenti a evitare un errore comune. Quello di mitizzare la frazione differenziata. 70%, 80%, quello che sia. Non è tanto la questione di quello che si raccoglie, quanto quello che si fa di quello che si raccoglie, ovvero quello che si ricicla. Nel campo dei rifiuti, tutto sta cambiando. Cambiano le quantità, le composizioni, il valore dei rifiuti. E stiamo vedendo un cambiamento epocale: in tutto il mondo si cominciano a produrre meno rifiuti come risultato della minor disponibilità di materie prime. Con meno rifiuti, comincia a essere sempre più difficile proporre e sostenere soluzioni inefficienti – come gli inceneritori – che si giustificano solo in vista di emergenze. Via via che ci muoviamo in questa direzione diventerà sempre più importante gestire i rifiuti in modo efficiente e economico – riciclandoli il più possibile.

Purtroppo, ci sono degli interessi economici che sono trincerati nei vecchi metodi; per cui non ci possiamo aspettare che le cose cambino in tempi brevi. Ci vorrà del tempo per vedere sparire gli inutili sussidi agli inceneritori. Ancora più tempo ci vorrà per veder sparire gli inceneritori stessi. Ma già ora possiamo prendere in mano le cose da noi. L’esperienza di Capannori ci dimostra che è possibile. Ci vuole buona volontà e concentrarsi su fare cose positive; ovvero non perdere tempo in polemiche inutili (e soprattutto, non spaventare la gente). E non ci sono solo i rifiuti su cui lavorare. A Capannori troverete anche altre soluzioni che richiedono un po’ di partecipazione da parte dei cittadini. Latte appena munto “alla spina”, detersivi e altri liquidi alla spina nei negozi, acqua gratis dalle fontane pubbliche e altro. Tutte cose che, se le proponete, vi diranno “non si può fare”. Bene, invece si può fare. Vi viene in mente Obama? Non importa, basta pensare a Capannori.

I rifiuti fra Napoli e Capannoriultima modifica: 2009-07-31T15:50:40+02:00da tonyan1
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